Amnèsia: i danni irreversibile della "marijuana della Camorra"

Un anno dopo aver fumato l'Amnèsia, la "marijuana della Camorra" imbevuta di metadone o altre sostanze psicotrope, un ragazzo soffre ancora di capogiri violenti e vertigini. Altri casi a Napoli dove tre ragazzi accusano gli stessi sintomi: i danni cerebrali sono irreversibili.  

Soprannominata "la droga della Camorra", l'Amnèsia è marijuana imbevuta di metadone e altre sostanze psicotrope che causa danni irreversibili al cervello.


La chiamano Amnèsia, è un cocktail micidiale per il cervello. La base è marijuana, poi imbevuta di metadone o altre sostanze psicotrope (tra queste l’eroina e, in qualche caso, perfino gli acidi delle batterie delle automobili). Il problema è questo trionfo di creatività chimica non si limita a offrire uno sballo più forte ma aggredisce il cervello, danneggiandone le connessioni. Causa a chi la fuma quello che i medici chiamano “deficit vestibolare”: significa essere continuamente preda di violenti capogiri e perdite di equilibrio, è come vivere perennemente con le vertigini con un attacco di labirintite. Danni gravi e invalidanti che - ed è questa la paura più grande - non si sa ancora neppure se siano reversibili.

Lo sanno bene i tre ragazzi di Napoli che in questi giorni sono alle prese con le conseguenze di uno spinello corretto stile Amnèsia. C’è una ragazza di sedici anni che, a settimane dalla serata in cui ha assunto Amnèsia, continua ad accusare sintomi gravi di disorientamento e ha difficoltà a camminare. Altri due giovani sono nelle stesse condizioni: tutti, a quanto pare, hanno comperato la droga nello stesso posto. A Napoli l’hanno già ribattezzata la droga della Camorra. Ha effetti devastanti, costa poco ai produttori, si vende in fretta ai cacciatori di sensazioni nuove, garantisce alle cosche guadagni giganteschi. E in caso di noie con le Forze dell’ordine, almeno a una prima occhiata, è solo erba. In certe zone del capoluogo campano, un peccato veniale.

Di un quarto ragazzo, Massimo, ventiduenne, il padre racconta: “Subito dopo aver fumato quella roba non riusciva più a parlare, né a muovere le gambe. Era come paralizzato sulla sedia. Poi un po’ alla volta ha recuperato mobilità e parola”. Massimo ha parlato con il padre qualche giorno dopo aver preso Amnèsia. Continuava a stare male, “non sapeva più che fare. Allora si è confidato con me”. Oggi non ha più una vita normale, soffre quotidianamente di giramenti di testa e bruciore agli occhi. L’ultima diagnosi parla proprio di deficit vestibolare. E il racconto del padre di Massimo fa ancora più paura se si pensa che il ragazzo la droga l’ha fumata ormai  quasi un anno fa.

La speranza è che la sua salute migliori. “Purtroppo ancora non sappiamo se Massimo recupererà”, continua l’uomo. Che vorrebbe anche “incontrare le famiglie dei tre ragazzi che hanno avuto lo stesso problema, vorrei chiedere loro come stanno curando i figli e a chi si sono rivolti. Servirebbe un confronto per capire cosa fare”. Lui ha già una serie di esperienze da raccontare. “Abbiamo consultato molti medici: neurologi, psichiatri e tossicologi. Abbiamo avuto un piccolo miglioramento a Modena, con una terapia a base di gocce. Ma non è bastato per risolvere il problema definitivamente”. 

Ora Massimo continua a frequentare l’università. “Se le cose non cambiano la sua non potrà mai essere una vita normale”, conclude amareggiato il padre. C’è il rischio che Massimo, quella fumata di Amnèsia, non la dimentichi più.

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