Roma, fermato il presunto stupratore della 16enne: è un militare 31enne

Roma, una 16enne è stata stuprata nel quartiere Prati, a due passi dal Tribunale, da un uomo che l'ha avvicinata fingendosi un poliziotto poco prima della mezzanotte, in un parcheggio. Sarebbe un militare 31enne, originario di Cosenza, di passaggio nella capitale.

Una 16enne è stata avvicinata in un parcheggio a Roma, in zona piazzale Clodio, poco prima della mezzanotte di lunedì 29 giugno,da un uomo che si è finto poliziotto e l'ha violentata.


Mancava poco alla mezzanotte del 29 giugno quando in un parcheggio a Roma, nel quartiere Prati, la zona di piazzale Clodio, nei pressi del Tribunale un uomo si è finto poliziotto e si è avvicinato a tre ragazze che tornavano dai fuochi d'artificio di Castel Sant'Angelo. L'uomo ha chiesto i documenti a una di loro, una 16enne, poi le ha chiesto di seguirlo per identificarla. Invece l’ha portata in un prato e l’ha violentata. Le amiche hanno prima aspettato, poi hanno chiamato i genitori e sono andati a cercarla. Quando il finto poliziotto ha visto il gruppetto che lo stava raggiungendo è scappato. La giovane, soccorsa, è stata portata al Policlinico Universitario Agostino Gemelli dove i medici non hanno trovato segni di violenza apparente ma hanno avvertito la Polizia che, ventiquattrore dopo, ha fermato il presunto assalitore, riconosciuto dalla vittima. Un 31enne originario della provincia di Cosenza che, fa sapere la Questura di Roma è "appartenente al ministero della Difesa, in forza presso l'Arsenale della Marina”, un militare di passaggio nella Capitale che si sarebbe dovuto imbarcare oggi per una missione militare. L'uomo è stato arrestato a casa del fratello, che è stato denunciato per favoreggiamento. E proprio il fratello, che verso l'una di notte è andato a recuperare la bicicletta lasciata dal militare, insieme alle immagini riprese dalle telecamere di servizio, avrebbero reso possibile un'identificazione tanto rapida. 

L’ennesima violenza sessuale che racconta la cronaca è solo una delle dieci che, ogni giorno, vengono denunciate in Italia. Più di 3600 vittime all’anno, una ogni due ore. Una (triste) lista che non tiene conto delle vicende ancor più drammatiche delle donne (il 91,7% delle vittime secondo i dati del ministero dell'Interno) che non spezzano il silenzio. Una piaga che attraversa età, classi sociali e città, senza distinzioni. 

Il 23 giugno, per esempio, la cronaca ha raccontato quello che è successo a Medio Friuli, dove una 25enne che ha risposto a un annuncio di lavoro come domestica viene accolta da un 24enne del posto che la porta in macchina con una scusa, le mette le mani addosso, intorno al collo, la violenta e poi l’abbandona. I Carabinieri lo ritroveranno qualche giorno dopo, contestandogli violenza sessuale, violenza privata e lesioni.

Il 18 maggio succede a Bari, per strada, alle 6.30 del mattino: un ventenne cerca di rubare la borsa a una donna, poi cambia idea e la violenta mentre il complice, anche lui ventenne, lo aspetta in macchina. Ora Giuseppe Vavalle, 20 anni, e Nicola Pontrelli, di 22, sono accusati di tentata rapina e violenza sessuale.

All’alba dell’8 maggio, Simone Borgese chiama un taxi a Roma: destinazione un casolare abbandonato, dove violenta la donna e poi la lascia lì. Un paio di giorni prima, invece, a finire sui giornali è la vicenda di tre giovani africani che a Torino, hanno sequestrato e violentato per un giorno e mezzo, a turno, una 20enne disabile incontrata sul pullman. Loro le avevano sorriso, lei si era fidata, li aveva seguiti e le si erano spalancate le porte dell’inferno.  

Qualche mese prima, a febbraio, la storia degli otto minorenni, che per quattro mesi hanno violentato "una o due volte la settimana", come dichiarerà uno di loro, la 13enne Margherita, in un garage del quartiere Falchera, nella periferia nord di Torino, sconvolge l’opinione pubblica. Tre dei mostri in erba hanno meno di 14 anni, quindi nemmeno imputabili per la legge. “Presi da soli sono normali, ma in gruppo diventano bulli” dichiararono gli amici del gruppo che ricattava la ragazzina con video degli stupri. Quando lo scorso febbraio i carabinieri si presentarono dai genitori, loro si affrettarono a giustificarlo: “in casa è così bravo”, dissero, scatenando le associazioni che da anni chiedono che nelle scuole vengano previsti corsi di educazione alla sessualità e all’emotività perché è anche con la prevenzione che questo elenco, troppo lungo, troppo uguale, troppo vergognoso, forse, domani potrebbe raccontare un’altra storia. 

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