Pedopornografia: bambini costretti a rapporti con animali

In manette anche un prete di Alassio. La maxioperazione della Polizia Postale ha sgominato un commercio di video che giravano sul web dove bambini di 10 anni venivano abusati e costretti a fare sesso con animali. Gli utenti sono sparsi in 35 paesi.

L'indagine della polizia postale per sgominare la rete dedita alla pedopornografia è durata 2 anni ed è stata condotta attraverso intercettazioni e operazioni sotto copertura.


Fantasie atroci, violenze agghiaccianti su bambini che al massimo avevano dieci anni; bambini abusati, costretti ad avere rapporti sessuali con animali, per soddisfare voglie vergognose di adulti pervertiti in un giro di video pedopornografici venduti online, a clienti di tutto il mondo. Un commercio senza confini, di cui faceva parte anche un sacerdote di Alassio, un traffico inaudito che la Polizia ha sgominato con una maxi operazione durata due anni d’indagini, che ha coinvolto, oltre all’Italia, 35 paesi e martedì 26 maggio ha eseguito 29 ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip di Milano. Quattro le persone arrestate tra Bordighera (Imperia), Lariano (Roma), Roma e Alassio (Savona): due disoccupati di 58 e 51 anni, un operaio di 51 e il sacerdote, 49enne, che è stato arrestato nella cittadina ligure e portato in carcere. È accusato di “cessione aggravata” di materiale pedopornografico (Art. 600 e 602 del codice penale), contestazione che prevede l’aver trattato materiale con “minori di anni 16” e in “numero maggiore di tre”. 

In tutto erano 233 gli utenti che, nel mondo, si scambiavano il materiale che circolava sul web. L’inchiesta condotta dal Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni di Milano è stata lunga e laboriosa, con operazioni sotto copertura, intercettazioni telematiche e telefoniche. Un  lavoro che però ha dato i risultati sperati e in virtù dei gravi indizi raccolti dagli investigatori, la Procura della Repubblica di Milano - che coordina le indagini - ha potuto disporre perquisizioni personali, locali e informatiche, sequestrare numerosi computer, smartphone e dispositivi informatici ritenuti “di estremo interesse” ed emettere le ordinanze a carico dei 29 utenti italiani e arrestare i quattro più diabolici. 

La cartina dell'Italia dell’orrore tocca quasi tutto lo Stivale: le provincie contagiate dalle indagini sono 25 e i provvedimenti giudiziari interessano 11 territori. Da Besana Brianza e Busnago in provincia di Monza e Brianza, a Gussago (Brescia), da Loale (Venezia) a Selva di Val Gardena (Bolzano), da Alessandria a Manara e Cava Manara (Pavia), da Castel Fiorentino (Firenze) a Pistoia, da Genova a Livorno, da Massa Martana (Perugia) a Città Ducale (Rieti), da Novellara (Reggio Emilia) a Portomaggiore (Ferrara), da Lariano, Pomezia e Nettuno, in provincia di Roma a Torrecuso (Benevento), da Locorotondo (Bari) a Noto (Siracusa) e Taormina (Messina). Ma, come si diceva, il commercio della vergogna non aveva confini. 

L’Interpol ha inviato ad altri 35 Paesi esteri le informazioni relative ad altri 204 utenti stranieri - già individuati dal Compartimento di Milano nel corso delle attività investigative -, affinché ogni paese coinvolto possa valutare appropriate azioni in accordo alle legislazioni nazionali. 

Ora gli occhi sono tutti puntati su di loro, i bambini vittime delle violenze: gli inquirenti stanno lavorando per identificarli e liberarli da un incubo. Un incubo che è finito ma che gli resterà attaccato alla pelle per molto, moltissimo tempo. 

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