"Celebration Day": a Roma vanno in scena le Unioni Civili etero e omosessuali

"Celebration Day": giovedì 21 maggio, a Roma, 17 coppie - etero e omosessuali - si sono scambiate gli anelli dopo anni di convivenza. Il primo riconoscimento pubblico per avere diritto a una serie di vantaggi pratici che, finora, erano riservate solo agli sposati. 

Dopo le 17 coppie unite nel "Celebration Day", altre 170 coppie sono in coda a Roma per lo stesso motivo.


Anelli, bouquet, veli, baci, foto, un po' di riso per aria, molte foto, altrettanti applausi. Diritti. Quelle che si sono celebrate giovedì 21 maggio a Roma non sono le nozze gay - come a qualcuno piace far intendere per ragioni polemiche – perché, tanto per cominciare, non erano riservate agli omosessuali. Il che è un segno che il tempo della discriminazione ha le ore (trattandosi dell’Italia, forse un po’ di più) contate. Benvenuti al Celebration Day (così il sindaco Ignazio Marino ha ribattezzato la giornata) dove sono andate in scena le Unioni civili, inaugurate dal Comune di Roma, che ha iscritto diciassette coppie etero e omosessuali nel registro istituito quest’anno.

Coppie di uomini e donne, donne e donne, uomini e uomini che si amano, convivono da anni e scambiandosi l’anello davanti ai consiglieri celebranti hanno ottenuto un pubblico riconoscimento che apre loro la strada a una serie di vantaggi pratici. A cominciare dalle agevolazioni per casa, sanità, servizi sociali, lavoro, tariffe, tributi locali e tasse. Quelle concesse dalla Comune a tutte le coppie sposate e, prima del Celebration Day, soltanto a loro. La storia cambia e lo fa sulla base del principio per cui chiunque decida di condividere la vita deve essere trattato allo stesso modo dalla legge. 

Per essere iscritti nel registro capitolino è sufficiente essere maggiorenni e conviventi, non importa il sesso. Bisogna naturalmente non fare già parte di qualche altra forma di convivenza e non essere sposati (né, per esempio, fratelli o sorelle). Il panorama dei primi 34 registrati al Celebration Day è quanto mai variegato: quattro coppie di donne, sette di uomini e sei eterosessuali. I primi ad essersi iscritti al registro capitolino sono stati gli attori Michela Andreozzi e Massimiliano Vado.

"Oggi qui vedo tante coppie felici perché vedono riconosciuti diritti sentimentali - spiega l'attrice -. Le persone felici sono socialmente utili, rendono migliore l'ambiente in cui vivono. Quanto a me, sono emozionatissima… non pensavo che mi avrebbe fatto quest’effetto”. Baci, scambi d’anelli e fotografie toccano il cuore comunque, insomma. Angelo e Piergiorgio: “Stiamo insieme da 35 anni, questa unione per noi è un nuovo punto di partenza per una vita di amore e reciproca lealtà. Questo, però, è un riconoscimento che ci fa il sindaco, non ancora lo Stato. Vorremmo una legge a livello nazionale”. Barbara e Daniela la pensano allo stesso modo: felici per il primo passo “speriamo che tutto questo sia uno stimolo per una legge, siamo felici perché è la prima volta che le istituzioni ci riconoscono come coppia”. Leonardo Pace, 33 anni, anche lui attore un matrimonio sui generis con Fabio se l'era costruito da sé: "Nel 2007 sono stato colpito da un tumore, e con grande crudezza sono stato costretto a firmare decine di documenti per permettere a Fabio di prendere decisioni per me, o anche solo avere notizie sulla mia salute". 

Meglio tardi che mai, insomma. Nel 2015 sono ormai moltissime le coppie – soprattutto tra i più giovani – che desiderano poter essere considerate tali senza che per questo sia necessario legarsi al vincolo del matrimonio classico (a cominciare dalle spese che comporta). In coda, solo a Roma, ce ne sono già altre 170 che hanno presentato la loro richiesta all’anagrafe: saranno registrate nei prossimi mesi. 

Ciò non toglie che l’iniziativa della Capitale abbia una portata storica per tutto il mondo omosessuale. Giusto nei giorni scorsi il cantante Mika, uno dei giudici di X-Factor, in una lunga intervista al settimanale Vanity Fair, presentando il suo nuovo album, ha spiegato: “Qualche tempo fa, ho sentito un tizio che diceva: Ormai solo i gay vogliono sposarsi. Forse voleva fare lo spiritoso, ma può essere molto pericoloso denigrare la normalità. Non stiamo parlando di diventare tutti uguali, stiamo parlando di garantire la libertà di scelta, di proteggere le persone dalle discriminazioni, di dare a tutti gli stessi strumenti per poter riuscire nella vita”.

Va da sé che anche le reazioni della politica vanno da un estremo all’altro. C’è chi plaude a Marino, come Sel e diversi esponenti Pd, chi sottolinea il segnale mandato al governo (i Radicali), chi ironizza parlando di “Unioni incivili” (il consigliere di un gruppo che appoggia Matteo Salvini). Il dibattito politico, ancora una volta, sembra anni luce indietro rispetto al paese che dovrebbe rappresentare. In questo caso fatto di persone che si amano e vogliono essere riconosciute dalla legge grazie al coraggio di un Sindaco che già lo scorso 18 ottobre aveva sfidato la legge trascrivendo in Campidoglio i matrimoni di 19 coppie gay celebrati all'estero e sollevando un polverone sedato, però, dal Tar, che gli ha dato ragione.  Insomma, diciamolo, l'amore (ogni tanto) trionfa.

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