Prevenire l'epatite C, la sfida del domani

Sintomi, contagio, diagnosi e cura. Attorno al tema dell'epatite C restano molti dubbi, a fronte di un crescente allarme per la salute. In quella che un tempo era la Giornata mondiale dedicata a questa malattia, ecco qual è lo stato della lotta al virus HCV.

Nella lotta al virus HCV scendono in campi nuovi farmaci, più mirati, ma molto costosi. L'Europa auspica un maggiore accesso alle terapie in tutto il territorio comunitario.


Il punto della situazione è arrivato proprio oggi, fino a qualche anno fa Giornata Mondiale dell'Epatite (poi spostata dall'OMS a fine luglio). La Conferenza Italiana su Aids e Retrovirus (ICAR), che tratta anche e soprattutto di  epatiti virali, in particolare l'epatite C, spiega che pochi sintomi (per la maggior parte delle persone è asintomatica) e scarsa prevenzione rendono difficile la diagnosi. Tanto che spesso i medici, quando arriva l'accertamento, si trovano di fronte ad una malattia in stadio molto avanzato. L'epatite C è infatti una malattia del fegato causata dal virus HCV, tramite contatto diretto con il sangue di qualcuno infetto. Ricerca e nuovi farmaci antivirali migliorano le prospettive di cura ed è stata proprio la necessità di rendere più accessibili i nuovi farmaci ad essere al centro delle raccomandazioni dell’ICAR, oltre agli avanzamenti terapeutici e all'aggiornamento delle linee guida europee EASL 2015 sulle terapie e sulle categorie di pazienti prioritari per il trattamento.

Già perché sono recenti anche le nuove linee guida europee per la cura dell’epatite C. E l'Italia è il Paese dell'Europa occidentale con il più alto numero di soggetti positivi al virus dell'epatite C (Hcv), per un totale che si aggira tra 700mila e il milione di malati, hanno spiegato recentemente al Sole 24 Ore Alessio Aghemo e Massimo Puoti, entrambi membri del panel europeo EASL Recommendations on Treatment of Hepatitis C 2015. Parliamo di quella che è la causa principale delle cirrosi e dei tumori al fegato. Secondo i due medici, siamo a un passo dalla vittoria contro l'Hcv, grazie all'arrivo dei farmaci antivirali diretti, ma anche ai sempre maggiori studi clinici pubblicati.

Le linee guida saranno però importanti anche per combattere la grande disparità di accesso a questi antivirali nei vari Paesi: l'Ue sollecita infatti i suoi membri ad autorizzare e rimborsare i trattamenti più efficaci, che oltretutto evitano i gravi effetti collaterali delle vecchie terapie. Purtroppo è più facile a dirsi che a farsi, visto che i superfarmaci hanno costi altissimi: un ciclo di trattamenti si aggira intorno ai 30 mil euro a paziente e, a livello nazionale, si sta procedendo alla rimborsabilità per i casi più gravi.

Nel frattempo, è importante prendere la strada della genetica, raccomanda Amcli, l’Associazione microbiologi clinici italiani. Questo perché i genotipi del virus Hcv sono sei e questo differente patrimonio genetico causa una diversa risposta alla terapia, che è indispensabile evidenziare prima di iniziare la cura. Analisi microbiologiche raffinate, e quindi costose, secondo l'Amcli assicurerebbero però un risparmio per il servizio sanitario, perché si evidenzierebbere anche se è la tipologia di virus che risponde alla cura, evitando un trattamento e una spesa inutili. E per il paziente, la certezza della terapia.
 
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