L'Animal Free è cool, lo dice il sondaggio

8 italiani (e francesi) su 10 preferiscono l'animal free, lo dice il sondaggio commissionato dalla Lav che presenta online la vetrina di promozione per aziende etiche.


Secondo il sondaggio commissionato dalla Lav la moda del futuro sarà animal free.


La moda di domani sarà animal free. A sostenerlo è un sondaggio internazionale realizzato da Ispo ricerche (su commissione dalla Lega antivivisezione) che, nel mese di gennaio, ha coinvolto 3600 intervistati tra Italia, Francia, Regno Unito, Germania, Olanda e Polonia. Secondo i cittadini dei sei stati europei non ci sono dubbi: nel futuro del fashion business non ci sarà spazio per pellicce e piumaggi e nemmeno per lana, pelle e seta

Già oggi otto italiani su dieci preferiscono acquistare capi che non contengono materiale di origine animale e, in Francia, la stessa percentuale fa la medesima scelta. Leggermente meno attenti tedeschi e olandesi seguiti poi da polacchi e inglesi che, comunque, optano per l’acquisto “animal free” il 70% delle volte

Soddisfazione da parte della Lav che, risultati alla mano, definisce “cool” la scelta di usare materiali alternativi e lancia una nuova vetrina virtuale per premiare l’ “animal free fashion”. On-line da giovedì 26 febbraio, la piattaforma propone un rating etico per le aziende di moda rispettose dei diritti degli animali e dell’ambiente che, a seconda dei materiali a cui rinunciano, vengono suddivise in quattro livelli. 

Si parte così dal livello minimo V riservato ai marchi che dicono no “solo” alla pelliccia e poi si sale: VV per chi rinuncia anche alle piume, VVV per linee senza seta e pelle e VVV+ per le griffe che si astengono anche dalla lana. A poche ore dal lancio  Quagga, Tu&Tu, NVK, Barel Ethical Luxury, CamminaLeggero, Amali, Noah hanno già conquistato il valore massimo mentre, per ora, gli accessori di Elena Casati e la stilista Elisabetta Franchi (che sabato sfilerà sulle passerelle della Milano Fashion Week con una partecipazione proprio della Lega Antivivisezione) si devono “accontentare” del secondo livello

Le iscrizioni, però, sono aperte. Tutte le aziende che aderiranno al progetto saranno identificabili grazie al logo “Animal Free” da utilizzare liberamente sui prodotti. “Abbiamo tracciato una strada – spiega il responsabile del progetto Simone Pavesiche vuole essere anche un’opportunità, gratuita, per le aziende che vogliono distinguersi nel mercato testimoniando il loro impegno etico”. 

Copyright foto: Istock

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