L'alta moda degli anni d'oro sfila al Maxxi

Dal 2 dicembre fino al 3 maggio 2015 il Maxxi di Roma ospiterà la mostra "Bellissima. L'Italia dell'alta moda 1945-1968", il racconto della società letta in ottanta abiti firmati. 

La mostra "Bellissima. L'Italia dell'alta moda 1945-1968" sarà al Maxxi di Roma dal 2 dicembre fino al 3 maggio 2015.


Sono stati anni straordinari, quelli dal dopoguerra alle contestazioni studentesche. Anni intensi, controversi, liberi, bellissimi. Così tanto che il Maxxi di Roma ha deciso di riportarli al centro della scena nella mostra Bellissima. L'Italia dell'alta moda 1945-1968 curata da Maria Luisa Frisa, Anna Mattirolo e Stefano Tonchi (dal 2 dicembre fino al 3 maggio 2015). Una mostra che non si limita ad assemblare memorie, ma riesce ad andare oltre, leggendo la società di quegli anni d'oro attraverso la lente della moda, il linguaggio capace di evocare memorie, stati d'animo, utopie. E di raccontare identità.

Legati da un sottile filo di nostalgia e carichi di grande poesia, gli ottanta abiti esposti riportano alla vita le atmosfere e i protagonisti del passato prossimo che traghettò l'Italia dalla fine della Guerra all'inizio della Rivoluzione. Un caleidoscopio di tessuti, tagli e colori firmati Schubert, Sorelle Fontana, Germana Marucelli, Mila Schön, Capucci, Valentino e Galitzine. E ancora, dei guizzi dei grandi nomi che con la moda hanno dialogato in maniera più unica che rara: vedi Lucio Fontana, Alberto Burri, Massimo Campigli, Carla Accardi, Giuseppe Capogrossi.  

Ci pensa la stessa Maria Luisa Frisa nella presentazione a guidare l'occhio del visitatore suggerendogli di indagine quel "periodo lungo e compresso che oscilla tra la ricostruzione di un paese sulle macerie della guerra e la radicale messa in crisi del sistema di valori costruito in quegli anni". Anni in cui la libertà era più frizzante, meno imbrigliata e "cinema, arte, letteratura, design si intrecciano in una straordinaria rete di complicità che traccerà i contorni di quel laboratorio creativo che è ancora oggi l’Italia". 

Va detto che quegli anni sono altresì il bacino che generò, tra la fine degli Anni '70 e l’inizio degli '80, il prêt-à-porter italiano che rivoluzionò l’immagine culturale del nostro Paese e il rapporto con l’industria tessile, nobilitando il made in Italy a marchio mondiale della moda nostrana.

Insomma, tra convegni e musei, la moda non è più solo rappresentazione estetica ma anche racconto etico, dei comportamenti e dei costumi. Basta farsi un giro per rendersene conto: se n'è parlato al Festival IMMaginario di Perugia che, per la prima volta, ha inserito la moda tra le culture che esplora, mentre al Metropolitan di New York prosegue con successo Death Becomes Her: a Century of Mourning Attire (fino al 1 febbraio 2015) e a marzo al Victoria and Albert Museum di Londra aprirà i battenti l’edizione ampliata di Savage Beauty, la retrospettiva di Alexander McQueen allestita per la prima volta dal Met Museum nel 2011. D'altra parte alcuni tra gli stilisti più giovani - Andrea Incontri, Christian Pellizzari, Chicca Lualdi e Alberto Zambelli -  lo sanno e l'hanno ripetuto a Perugia: "la moda produce cultura ma la cultura ufficiale italiana ancora stenta ad accorgersene". Non è mai troppo tardi.


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