L’Isis, le donne e la tentazione della brigata di al Khansaa

L'ultimo orrore delle donne della brigata al Khansaa, incaricata di individuare e punire le infedeli, è l'uccisone di una giovane madre si era riparata sotto un albero per allattare il figlio al seno. 

Le donne dell'Isis sono quelle della brigata al Khansaa, preposta al rispetto del "buon costume".


Nell’Isis del Califfo Al-Baghdadi c’è spazio anche per le donne. Perché se il compito principale è stare in casa ad allevare i figli, è importante che quando escono sappiano che cosa non possono fare perché vietato dalla sharia. A redarguirle sono altre donne spietate, capaci di torturare e uccidere: sono le (migliaia) di poliziotte della brigata al Khansaa, dal nome di una poetessa cara a Maometto. Signore che per 140 euro al mese se ne vanno in giro per i territori dell’autoproclamato Stato Islamico armate di fruste e Kalashnikov, acidi e dentiere alla ricerca di altre donne che manifestano comportamenti “contrari all’Islam” per tutelare “il buon costume”. Per lo più sono muhajirat, straniere: egiziane e magrebine, afgane, turche, cecene ma anche inglesi e francesi. Per lo più hanno tra i 20 e i 50 anni. Per lo più sono spietate, tanto quanto i loro colleghi uomini

Brigata al Khansaa: donne che puniscono le infedeli

L'ultima vittima è una giovane madre, colpevole di aver allattato per strada, sotto un albero, coperta dal velo integrale, il suo piccolo che non smetteva di piangere: le poliziotte l'hanno notata, le hanno strappato il neonato dalle braccia, l'hanno mutilata e poi l'hanno ammazzata. 

Se mostrano gli occhi, picchiatele fino alla morte” è l’ordine ricevuto da Manar, una giovane siriana che prima di entrare nelle fila del plotone (salvo poi pentirsene) studiava Pedagogia all'università di Homs. Una che “prima non ero nemmeno velata”, ci tiene a precisare, e poi si è ritrovata a caccia di peccati: una donna per strada che non è accompagnata dal padre, dal marito o dal fratello, una donna senza guanti o con un'abaya nera troppo corta che magari, salendo le scale, scopriva un calzino che lasciava incustodito un millimetro di pelle. Una donna che ride o parla a voce troppo alta, o si mette il profumo o si concede una sigaretta. 

"Non abbiamo libertà, non possiamo neanche uscire sul balcone o guardare attraverso una finestra - ha raccontato una ex insegnante siriana a Channel 4 per il documentario Escape from Isis -. Possono arrestarci se mettiamo un profumo o alziamo la voce, perché la voce di una donna non può essere ascoltata. Quando sono stata arrestata dalla brigata Al-Khansa mi hanno detto che i miei occhi erano visibili attraverso il velo: mi hanno frustata e torturata. Ora alcune di loro puniscono le donne mordendole: danno la possibilità di scegliere tra essere morsa o frustata".

Lo scorso luglio a Mosul, roccaforte irachena del gruppo terroristico, una pattuglia di Al-Khansa ha massacrato di botte una 17enne che aveva osato alzare il velo per guardare i vestiti in un negozio e che, per di più aveva anche il vestito sbagliato: nero per le sposate, bianco per le single, blu per le divorziate e verde per le vedove. Una disattenzione doppia che meritava di essere punita con la morte, hanno decretato le spietate milizie.

Aqsa Mahmood alias Umm Layth

Una delle figure chiave della brigata sarebbe la 20enne Aqsa Mahmood, una che a Glasgow studiava radiologia all’università e che oggi, dalla Siria, dispensa consigli alle aspiranti jihadiste desiderose di lasciare la Gran Bretagna per trasformarsi in combattenti: “Venite con un paio di stivali per l’inverno, le vaccinazioni fatte e la voglia di sposarvi: vivere qui senza un uomo è difficile”, cinguetta su Twitter. E ancora: “Se non potete venire sul campo di battaglia, fate il campo di battaglia a casa”. Lei la casa l’ha lasciata nel novembre 2014 e poco prima di entrare in Siria ha fatto sapere ai suoi genitori, Muzaffar e Khalida Mahmood, che sarebbe morta come un “martire”, di non temere, che si sarebbero rivisti il “giorno del giudizio”. Ora si fa chiamare Umm Layth e il suo unico compito è far rispettare la Sharia. Nel tempo libero loda gli scempi di quella che lei chiama la sua religione: il brutale omicidio di Drummer Lee Rigby a Woolwich, le bombe della maratona di Boston e l'uccisione di soldati a Fort Hood in Texas.  

Le gemelle Halane

Tra le sue adepte ci sarebbero anche Zahra e Salma Halane, le due gemelle ormai 17enni fuggite da Manchester anche loro nel 2014. Figlie di un rifugiato somalo nel Regno Unito, sono partite al seguito del fratello, foreign fighter arruolato nello Stato islamico. Sposate a dei combattenti del Califfato, si sono fatte vedere sui social con indosso un burqa e tra le braccia un fucile AK47. 

L'emira Umm al Aretha e la dentiera di ferro

Ma la più cattive di tutte è l’emira, moglie di un importante comandante saudita di Daesh: si chiama Umm al Areth e se ne va in giro per le vie di Raqqa con un plotone di scorta, il lanciarazzi a tracolla e una dentiera con lame di ferro in tasca. A raccontare la sua spietata crudeltà è Manar, la studentessa di pedagogia finita nella sua brigata e poi pentita che a Vanity Fair ha fatto un resoconto agghiacciante: “Quel giorno, una collega dice: guardate, una tipa senza velo!”. La "tipa" era una signora sui trent’anni, vestita di bianco che stendeva i panni senza l'hijab in testa. Le milizie trovano il portone, bussano alla sua porta, aprono i bambini, le poliziotte si precipitano da lei ma invece delle bastonate e della multa (come prevede la Sharia) “una delle due tunisine, di nome Sariya, tira fuori dalla tasca i denti di ferro e s'abbatte sulla donna come un animale. Le apre il vestito e con i denti di ferro in bocca le azzanna il seno” racconta Manar, con l’orrore negli occhi e il terrore nel cuore. “Mi sono piegata per soccorrere la donna e la tunisina mi ha tirato per i capelli dicendo che fai? Abbiamo lasciato la donna a sanguinare per terra. Dopo, ho saputo che il marito era tornato a casa e l'aveva portata in ospedale, ma lei aveva perso troppo sangue. È morta dopo tre giorni”.

Sally Jones, Mrs. Terror, alias Umm Hussain Britaniya

Sally Jones, 45 anni, è stata invece soprannominata “Mrs. Terror” da quando ha abbandonato suo marito, i suoi due figli, il suo passato da cantante rock e il suo presente da commessa in una profumeria a Chatham, nel Kent inglese, per partire alla volta della Siria con il suo promesso sposo, Junaid Hussain, un 21enne hacker di Birmingham conosciuto on-line, ucciso poco dopo il loro arrivo nei territori dell’Isis da un drone americano. Occasione che la donna, che ora si fa chiamare Umm Hussain Britaniya, ha colto per far parlare di sé su Twitter cinguettando quanto fosse “orgogliosa” di suo marito, ucciso dal “grande nemico di Allah”, aggiungendo che lei “non potrà mai amare nessuno, eccetto lui”.  

Khadijah Dare alias Muhajirah fi Sham

Khadijah Dare invece, è una 22enne impegnata nel reclutamento di altre donne occidentali. Anche lei ha lasciato l'Inghilterra per trasferirsi in Siria con il marito svedese. E anche lei, attraverso twitter, nei suoi nuovi panni di Muhajirah fi Sham (“Immigrata in Siria”), ha promesso che sarà la prima donna non araba a voler uccidere "un terrorista americano".

Maria Giulia Sergio, l'italiana che si fa chiamare "Fatima"

E poi c’è Maria Giulia Sergio, detta “Fatima”, la foreign fighter partita con il marito di origini albanesi per la Siria lo scorso settembre che incitava i familiari a raggiungerli. I familiari furono fermati appena in tempo e il 16 novembre la procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio di tutta la famiglia: Maria Giulia, la sorella Marianna, il padre Sergio Sergio, il marito di nazionalità albanese, Aldo Kobuzi, e di altre sette persone per le imputazioni, a vario titolo, di associazione a delinquere con finalità di terrorismo e di organizzazione di viaggio per finalità di terrorismo. 

Trovarla non sarà facile, distruggere il suo pensiero - “Noi dobbiamo vivere sotto la sharia e sotto la sharia noi dobbiamo odiare, fossero anche nostra madre e nostro padre, okay? Non c’è nessun amore per il miscredente” - identico a quello di migliaia di altre donne (e uomini) indottrinati fino al midollo ancora più difficile, ancora più importante. Ancora più urgente.

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