La vita com'è? La versione di Max Gazzè

Max Gazzè porta in giro per l'Europa il suo nuovo album con il Maximilian Tour. Il Magazine delle Donne lo ha incontrato a Parigi scoprendo tante curiosità sul disco e sulla vita dell'artista.

Max Gazzè presenta in Europa il suo ultimo album con il Maximilian Tour aspettando il suo primo tour mondiale.


Era il 1998 quando Max Gazzè scalava con Niccolò Fabi le classifiche italiane con la canzone Vento d'estate. A distanza di 18 anni, e dopo numerosi successi, lo ritroviamo in giro per l'Europa con il Maximilian Tour, sempre alla ricerca di nuove esperienze, musicali e di vita. Perché il suo ultimo album, Maximilian, è una sorta di manuale per capire al meglio il mondo che ci circonda, senza mai perdere il sorriso. E con il sorriso Max Gazzè ci ha parlato del suo disco, dei suoi progetti e della sua visione della vita (anche di coppia).

Com'è questo tour europeo?

“È sempre una bellissima esperienza suonare per un pubblico fatto principalmente di italiani residenti all'estero. Quando abitavo all'estero accoglievo tutto ciò che arrivava dall'Italia in maniera particolare, era un legame con la mia terra, e adesso sto captando la stessa forma di accoglienza”.

Aver vissuto all'estero ha influito sulla tua carriera artistica?

“Ha influito tantissimo perché son cresciuto suonando con musicisti di ogni genere. Il Belgio all'epoca era un luogo con tante interazioni musicali diverse, quindi ho avuto modo di formarmi con tante etnie e questo mi ha portato in qualche modo a trasferire quest'esperienza di musicista anche nel modo in cui compongo le canzoni, strutturo gli arrangiamenti e anche nella scelta dei suoni. Quindi tutto ciò ha influito inevitabilmente perché sono delle radici che sono state formate in questa fortunata esperienza all'estero”.

Parlaci di Maximilian. Da dove nasce l'idea?

Maximilian era il nome che volevo dare all'autore di un disco sperimentale, per cui l'album doveva essere un qualcosa di strumentale, al di là dello schema della canzone. Poi alla fine avevo anche delle canzoni in cantiere su cui stavo lavorando e ho preferito non fargli perdere quell'entusiasmo”.

Ritrovi te stesso in questo album?

“Assolutamente sì, io poi mi considero sempre più musicista e meno cantante, per cui ritrovo una condizione stilistica che è rappresentata attraverso una serie di canzoni all'intero di questo disco, pur essendo molto eterogeneo. Ogni canzone rappresenta una piccola parte dei colori che compongono in qualche maniera il mio modo di far musica”.

Però nell'album sembra ci sia un forte bisogno d'amore, mentre in una vecchia intervista hai dichiarato di non averne più bisogno. Come ce lo spieghi?

“Probabilmente perché le canzoni rappresentano anche delle storie che uno interpreta. Quando uno sceneggiatore fa un film c'è sempre parte della sua esperienza; nelle canzoni accade più o meno la stessa cosa: a volte un'esperienza personale influisce sicuramente con il modo di scrivere ed interpretare le canzoni”.

Quindi c'è anche una delusione amorosa nella tua esperienza di vita? Visto che in alcune canzoni il protagonista insegue la sua donna...

“Sai ci sono anche delle situazioni che prendo con molta ironia, come in TeresaSpesso nel voler pianificare un percorso di coppia tra uomo e donna le aspettative non vengono corrisposte dai fatti reali. A volte qualcuno che pensa di essere pronto per una convivenza, di fatto non lo è”.

Ne sai qualcosa quindi?

“Beh sì, io sono stato sposato 15 anni, però alla fine diventa sempre più difficile, una volta che hai sperimentato un matrimonio o una convivenza lunga, ricominciare con un'altra convivenza.

Quindi è per questo che non ti senti più pronto?

“Però non vado a vivere coi miei! Non lo so, in realtà, non bisogna mai dire mai, anzi penso che la convivenza abbia assolutamente degli aspetti positivi nella gestione delle cose, specialmente quando si hanno dei figli. Però bisogna essere anche pronti a fare dei sacrifici, nel rispetto dell'altro e di se stessi. Ecco c'è un limite tra questi due rispetti: è importante che si trovino delle formule affinché si possa convivere bene, non deve essere una prigione. Tante volte la convivenza mette a dura prova il rapporto stesso. O lo fortifica o lo allontana, è la prova del nove”.

Chi è quest'uomo diverso di cui parli nel tuo album? Il Max di oggi è diverso da quello del '98?

“Sì, sono sulla soglia dei 50 anni, vivo in maniera più serena certe cose e accetto con serenità tutti i cambiamenti della vita, che sono sempre dietro l'angolo, anche quelli più drastici. Quindi in questi anni ho imparato a vivere uno stato di libertà dell'essere semplicemente senza oppormi ai cambiamenti, senza resistergli. Questa è una cosa che è cambiata in me. Poi con un po' più di maturità si scopre che la vita è cambiamento, credo più nel cambiamento che nel tempo, come dinamica naturale di questo mondo”.


A proposito di ideali. In Sotto Casa, del 2013, parli di “comportamenti frivoli e meschini quali certi omini in abito da donna”. Va bene l'ironia del testo, ma qual è la tua opinione sulle unioni gay?

“È chiaro che quello è un predicatore un po' bacchettone che parla, non sono io. In realtà io sono assolutamente a favore delle unioni gay, penso che la natura proponga naturalmente delle cose. Opporsi alle unioni gay è opporsi a come la natura manifesta ed esprime le sue creature. Diciamo che non ha senso opporsi ad un qualcosa che nasce nella natura, sarebbe come dire 'mi oppongo alla mela che cresce sull'albero' ”.

Sei pronto per il tour oltreoceano?

“Non vedo l'ora, è un'esperienza che faccio adesso per la prima volta: andare a suonare oltre l'Europa, quindi America, Cina, Giappone, Canada…! Sarà una bella esperienza, suonerò in piccoli posti naturalmente, non mi esibirò in degli stadi, però è una bella gratificazione e poi… non si può certo fare tutti gli anni un tour mondiale! Per cui lo faccio adesso e chissà, magari fra qualche anno posso replicare. Per adesso mi vivo quello che sta accadendo, sempre con la testa proiettata al futuro”.

Non ti fermerai qui quindi?

“Assolutamente no! Io sto già pensando all'anno prossimo. Non mi adagio facilmente!”.

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