Omicidio Boris Nemtsov: chi è Anna Duritskaya

La modella Anna Duritskaya e l'attivista politico russo Boris Nemtsov - freddato venerdì sera a due passi dalla Piazza Rossa di Mosca - stavano insieme da tre anni. Intorno a lei si sono moltiplicate le accuse di essere una "spia di Kiev". 

Anna Duritskaya e Boris Nemtsov l'attivista russo freddato venerdì sera a Mosca, stavano insieme da tre anni.


Ventitré anni, occhi verdi, labbra carnose, misure mozzafiato, una carriera da modella, un passaporto ucraino e un (ormai, purtroppo, ex) fidanzato russo che di nome faceva Boris Nemtsov, che aveva 55 anni, che di professione faceva l'oppositore e attivista politico e che venerdì sera è stato freddato con quattro colpi di pistola a pochi metri dalle mura del Cremlino, una delle zone più sorvegliate al mondo. Lei era al suo fianco e per questo è stata trattenuta dalla polizia e interrogata per tutta la notte. La sua versione, però, cozza con quella registrata dalle uniche telecamere che hanno ripreso qualcosa. Tanto basta per affibbiare ad Anna Duritskaya l'etichetta di "spia di Kiev". 

Ma andiamo con ordine: Boris Nemtsov era uno che dava del filo da torcere ai potenti, uno che nel passato si era fatto da parte ma solo per lavorare in silenzio, nelle retrovie. Uno che a breve avrebbe presentato un rapporto sul coinvolgimento russo nel conflitto in Ucraina, uno che passava da un'intervista all'altra - l'ultima l'ha concessa poche ore prima di essere eliminato a Radio Echo Moskvy -, uno che non aveva paura di organizzare manifestazioni. La prossima sarebbe stata domenica, e il nome scelto per il raduno da lui organizzato era "vesna", primavera. Uno il cui omicidio ha scatenato le tesi più complottistiche. 

Quel venerdì sera, alle 23.31 Anna e Boris erano insieme. Erano stati tra gli ultimi a lasciare il Bosco Café, dopo una cena romantica. Il tragitto fino a casa si fa in mezz'ora. Uno spazzaneve li affianca sul ponte di Moskvoretsky e dal nulla sbuca un uomo che fa fuoco, Boris cade a terra, l'uomo sale su un’auto e scompare nella notte moscovita, senza lasciare traccia. L'unica firma è la pistola usata per uccidere Nemtsov: una Makarov, ovvero una vecchia arma d’ordinanza delle forze dell’ordine in dotazione anche ad alcuni reparti dei servizi segreti. Per tutti il marchio dei delitti politici in Russia. Così tanto che il giorno dopo il presidente Putin non ha tentennato nel definire l'omicidio "su commissione".   

Da un lato c'è il presidente ucraino Petro Poroshenko secondo cui "qualcuno aveva molta paura" che Nemtsov rendesse pubblico il rapporto sul presunto coinvolgimento russo in Ucraina e così "lo hanno ucciso". Dall'altro c'è chi vuole liquidare l'omicidio come un regolamento di conti interno a un'opposizione spaccata che Boris stava cercando in tutti i modi di ricompattare per fronteggiare, uniti, i fortissimi poteri forti. In mezzo ci sono tutti quelli che speculano sulle diverse versioni fornite da Anna (che in un primo momento aveva raccontato che i colpi di pistola erano partiti dal finestrino posteriore di una vecchia Lada bianca subito ripartita a gran velocità) e non tralasciano il fatto che, chi voleva uccidere Boris, ha dimostrato di conoscere perfettamente che strada avrebbero fatto i due e di aver pianificato nei dettagli l'intero omicidio. Spazzaneve compreso. Coincidenze che solo una fonte interna - dicono i complottisti - avrebbero potuto fornire. 

Per ora le accuse ad Anna sono solo illazioni: "sono una testimone - ha spiegato in un'intervista a una tv russa mentre era trattenuta dalla polizia - e voglio tornare da mia madre che è molto malata. Ho detto tutto quello che sapevo. Non ho visto il killer". Oggi Anna è ritornata in Ucraina. Va da sé, però, che di partecipare ai funerali del suo ex compagno - che verrà seppellito nello stesso cimitero dove riposa anche Anna Politkovskaia, giornalista dissidente e anti Putin -, non se ne parla. 

Stavano insieme da tre anni, Anna e Boris. La loro era una relazione a distanza ma costante. Si vedevano due, tre volte al mese: a Kiev stavano da lei, a Mosca da lui, nella casa sulla Malaja Ordinka, in pieno centro, a fianco della galleria Tretyakov. Inna, la mamma di Anna, non ha dubbi sulla natura della relazione tra la figlia e l'attivista: "di Nemtsov era innamoratissima e aveva ormai rinunciato alle aspirazioni della passerella. Cercava lavoro come contabile". D'altra parte Anna è laureata in economia e nella moda ha messo solo la punta del piede, posando per servizi minori, inaugurazioni di autosaloni, qualche pubblicità di boutique di intimo. E tra Anna e Boris le cose erano ancora più serie da quell'aborto "voluto fortemente da Nemtsov", racconta sempre la madre, che pagò 2200 dollari a una clinica di Zurigo. 

Il giorno dell'omicidio Anna era arrivata a Mosca in mattinata. Ad attenderla all’aeroporto c'era il suo Nemtsov. Le ultime ore insieme le hanno passate a casa. In serata lui è andato a farsi intervistare in radio, lei a farsi fare un massaggio thailandese. Poi quella cena al ristorante Bosco sulla Piazza Rossa. Poi quella passeggiata verso casa. L'ultima, insieme. 


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