Bimba morta di malaria autoctona: la zanzara arrivata dal Burkina Faso

La malaria autoctona che ha ucciso Sofia Zago, 4 anni, è la stessa che avevano i pazienti ritornati dal Burkina Faso: la trasmissione forse causata da una zanzara portata in una valigia.

I medici non escludono che una zanzara vettore di malaria possa essere nata a Trento, città della piccola Sofia Zago. © Arseniy Krasnevsky/123RF

Una zanzara in valigia: la malaria che ha ucciso Sofia Zago, 4 anni appena, è la stessa che avevano contratto i pazienti (tutti guariti) appena arrivati dal Burkina Faso. La conferma che il genotipo è lo stesso è arrivata dall’Istituto Superiore di Sanità. Con grande probabilità, la zanzara è arrivata fino a Trento nel bagaglio a mano.

Claudio Paternoster, primario del reparto di malattie infettive dell’Ospedale Santa Chiara di Trento, la struttura in cui la piccola è stata ricoverata dal 16 al 21 agosto per una febbre troppo alta e un principio di diabete se la ricorda bene, quella borsa marrone: "Era piena di vestiti. Ed era accanto al letto di una paziente tornata, proprio il giorno prima, da un viaggio in Burkina Faso, dove era stata con la famiglia a trovare dei parenti. La signora e tre figli, di cui due minorenni, erano ricoverati qui. Perché tutti avevano contratto la malaria". A questo punto la vicenda, per cui la Procura di Trento ha aperto un'indagine contro ignoti per omicidio colposo, resta comunque drammatica ma "non troppo preoccupante" e non più "criptico", dal momento che escluderebbe l'ipotesi più spaventosa, "una zanzara vettore della malaria nata qui in Trentino".

Marco e Francesca, i genitori, non si danno pace. Perché quando Sofia si è sentita male, a metà agosto, spezzando le vacanze in campeggio a Bibione, in Veneto, invece di farla ricoverare all'ospedale di Portogruaro, il più vicino, hanno preferito trasferirla al Santa Chiara di Trento, la loro città. Forse, condannandola.

Perché il 2 settembre, quando la piccola sta di nuovo male, vomita, ha la febbre alta e loro la portano di nuovo al pronto soccorso, è troppo tardi per curarla: un tecnico di laboratorio della struttura trentina capisce che si tratta di malaria, le somministra la profilassi malarica ma Sofia entra in coma e il trasferimento d’urgenza agli Spedali civili di Brescia, specializzati in malattie infettive, è inutile: nella notte tra il 3 e il 4 settembre Sofia muore, scaraventando i genitori nella disperazione, scatenando il panico tra la gente e lo sconcerto tra i medici.

Anche se ora, complice il borsone, il giallo della trasmissione del virus è ancora da risolvere. Le possibilità, spiega il primario, sono tre: la zanzara veicolata, "il contatto diretto tra il sangue di una persona infetta e quello di una persona non infetta” - ipotesi che si sente di escludere perché "abbiamo già fatto tutte le verifiche e non sono stati eseguiti interventi chirurgici, né sulla bambina né sulle quatto persone che avevano già contratto la malaria. E i prelievi sono stati fatti tutti, ovviamente, con kit monouso - e la terza, la più improbabile e la più temuta, una zanzara nata e cresciuta in Trentino. "È vero che questo è stato un anno caratterizzato da una straordinaria siccità - spiega Paternoster - ma sarebbe comunque molto strano. Non è mai successo. Non siamo in una zona paludosa. E zanzare di quel genere non esistono in Italia". Queste zanzare vivono ai Tropici e non nel fresco del Trentino dove, ora, il clima si è fatto gelido.

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