Helly Luv, la Beyoncé curda contro l’Isis nella black list del Califfo

Helly Luv, la popstar dedita alla causa Peshmerga che l'Occidente ha soprannominato "la Beyoncé curda", è finita nella black list dell'Isis. Lei, combattente con la musica, si dice "orgogliosa".  

Helly Luv, la popstar che canta per la causa peshemerga è finita nella black list dell'Isis. © SIPA

 

Helly Luv combatte l’Isis con la sua voce. Parole in salsa pop e video provocanti che dopo averla consacrata al popolo curdo, ora le sono costati una taglia del Califfato. Di cui lei si fa beffa: "Sono orgogliosa di essere nella most wanted list di Baghdadi" ha dichiarato all’Ansa, cogliendo l’occasione per “ringraziare l'Italia” dal momento che “in questa guerra gli italiani sono stati i primi darci una mano. L'Esercito italiano addestra i nostri Peshmerga, ne hanno bisogno”.

Ventotto anni, nata nel campo profughi di Hellan Abdullah, in Iran, con il nome di Helan Abdulla, figlia di combattenti peshmerga (le forze armate del Kurdistan iracheno, letteralmente “fronte alla morte”), Helly è stata sballottata in mezzo mondo da profuga qual è. A nove mesi era in Turchia, a due anni in Finlandia, a diciotto a Los Angeles, per inseguire il sogno di diventare una pop star. Non una qualsiasi, però. Una che il mondo conosce (suo malgrado) come la Beyoncé curda, dal 2013 sta in Kurdistan e lotta per il suo popolo. “Non sono un soldato - confessa oggi -. Ma ho scelto di usare la mia musica per combattere l'Isis".

Helly ha capelli corvini, lineamenti scolpiti, sguardo felino e coraggio e tenacia da vendere. Da sola ha scalato un gradino alla volta, da YouTube alle classifiche, fino ad arrivare al festival di Cannes dove ha recitato tra le protagoniste di Peshmerga, pellicola presentato all'ultima edizione della rassegna dal filosofo e giornalista Bernard-Henri Lévy.

Mentre metà del Medioriente la venera (Revolution ha macinato quasi 4 milioni di visualizzazioni su YouTube), l’altra metà la critica: “È un insulto vivente a tutte le donne”, scrivono sui social i seguaci dell’aspirante Califfo dove qualcuno l’accusa anche di appartenere alla Massoneria. Lei, armata di fucile, tacco 12, tuta mimetica e kefiah, veste i panni dell’eroina dei profughi disperati lanciando un vero e proprio inno alla resistenza. “Alzatevi in piedi, noi siamo uniti - canta la pop  star -, insieme possiamo sopravvivere”. E ancora, rivolta ad attori travestiti da jihadisti dell'Is: “È una rivoluzione. Andiamo avanti a lottare. Non bisogna aver paura nel mondo. Uniamoci per far sapere loro che noi siamo qui”.

Un impegno che Helly intona mettendoci non solo la voce ma anche rischiando la vita. Come quando è andata al fronte per raccontare le truppe curde in un video girato a pochi chilometri dallo Stato Islamico, in mezzo a combattimenti tanto da aver pensato, più volte “torneremo vivi?”. “Avevo bisogno di dare al popolo una canzone che narra ciò che sta succedendo e come i peshmerga stanno combattendo. La storia del popolo”. Il suo, quello che lotta contro l’Isis anche al ritmo della sua musica.

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