Nomination Oscar 2017: Fuocoammare fuori dalla corsa

Fuocoammare, la pellicola di Gianfranco Rosi già Orso d'Oro a Berlino 2016, esclusa dalla corsa all'Oscar.
 

Nel consegnare l'Orso d'Oro a "Fuocoammare", Meryl Streep aveva annunciato: "Questo film è da Oscar". Ma la speranza si è infranta. 

 

Fuocoammare, di Gianfranco Rosi, fuori dalla corsa agli Oscar 2017. S'infrangono di fronte alla decisio dei membri dell'Academy i sogni di gloria del documentario italiano che - dopo aver avuto la meglio nella rosa dei sette film italiani che si contendevano la possibilità di aspirare alla nomination come Miglior Film straniero - ha visto sfumare le aspettative. Niente da fare, infatti, per la pellicola già vincitrice dell’Orso d’Oro, esclusa dalla lista dei nove titoli dalla quale - il prossimo 24 gennaio -  l'Academy annuncerà i cinque candidati internazionali che si contenderanno la candidatura alla statuetta che verrà assegnata al Dolby Theatre di Los Angeles domenica 26 febbraio 2017.  E se tra i film ancora in gara restano il tedesco Toni Erdmann di Maren Ade, l'iraniano The Salesman di Asghar Farhadi e il canadese È solo la fine del mondo di Xavier Dolan, il documentario nostrano è fuori dai giochi con tanti eccellenti omologhi, del calibro di Elle di Paul Verhoeven e Neruda  di Pablo Larrain.

Infrante, con questa inattesa esclusione, anche le "speranze" di Meryl Streep che al Festival di Berlino 2016, consegnando, il premio al regista aveva dichiarato, emozionata: "Farò di tutto perché sia portato negli Usa". E la pellicola, in effetti, Oltreoceano c'è arrivata dopo una breve programmazione nelle sale (e su Rai3, la prima settimana di ottobre) grazie all'intercessione dell’ANICA (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive Multimediali) e della giuria composta da giornalisti, distributori, produttori, oltre che dallo scrittore Sandro Veronesi e dal regista Paolo Sorrentino

Una decisione, questa, che ha premiato il coraggio di Rosi che prima di iniziare le riprese e trasformare in pellicola "la più grande tragedia dopo l’Olocausto" (per usare le sue parole ai tempi dell’Orso d’Oro), ha vissuto un anno a Lampedusa, uno dei confini dove s’incrociano vita, morte e miracoli dei migranti. "Il mio pensiero - aveva esordito ritirando il premio - va a tutti coloro che a Lampedusa non sono mai arrivati nel loro viaggio della speranza e alla gente di Lampedusa, che da venti, trenta anni apre il suo cuore a chi arriva".

E sebbene Fuocoammare "non vuole essere un film politico, anche se forse lo è a prescindere" è proprio la sua alchimia tra cronaca e poesia ad aver colpito e conquistato i giurati e la stessa Meryl Streep: "Noi siamo stati davvero travolti dalla forza particolare di un film, che collega arte e comprensione politica” aveva detto l'attrice a proposito, prima di confidare al regista: "questo film può vincere l'Oscar”.

Ma anche se l'Oscar ormai è sfumato, nulla vieta di continuare ad imparare.  "Quando chiesi al dottore come mai Lampedusa fosse così generosa - spiegò Rosi a Berlino - lui mi rispose: perché siamo una terra di pescatori, e i pescatori accolgono quello che viene dal mare. Dovremmo imparare tutti a essere un po' più pescatori". 

 

Copyright foto: Kika Press

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