A me di te: il rap di Fabri Fibra che diffama Valerio Scanu

Il rapper marchigiano è stato condannato a risarcire Valerio Scanu per alcune espressioni nel testo di A me di te che, secondo i giudici “sono diffamatorie in maniera oggettiva”. 

La condanna inflitta a Fabri Fibra, 39 anni, è la prima che riguarda un autore di musica rap.

Valerio Scanu-Fabri Fibra uno a zero. Il Tribunale di Milano ha condannato il rapper marchigiano a pagare una multa e risarcire con 20mila euro Valerio Scanu, il bersaglio del brano A me di te uscito nel 2013 nell'album Guerra e Pace. Perché l'autoproclamato autore della “tempesta perfetta” dell’hip hop italiano (stando a quanto Fabri Fibra ha dichiarato senza falsa modestia) se la sia presa con il vincitore di Amici e del Festival di Sanremo edizione 2010 si può solo immaginare. Agli atti resta la sentenza del Tribunale secondo cui le sue espressioni “sono diffamatorie in maniera oggettiva”.

Per chi se le fosse perse, le più forti suonano così: “Vento in poppa, come un veliero/Vengo in bocca, come a (Valerio) Che in verità è una donna”. E in un altro passaggio: “Gli ho abbassato i pantaloni/E sotto aveva un tanga e quattro assorbenti/Giù le mutande, liquido fuori da questo glande/Tira su tutto come le canne/Mi sono fatto Valeria Scanner”. Antonella Rizzi, l'avvocatessa di Fibra, al secolo Fabrizio Tarducci, ha provato a spiegare ai giudici che nel rap il linguaggio esplicito e le immagini forti sono “elementi essenziali” ma i suoi sforzi di retorica non hanno convinto la giustizia che, per la prima volta in Italia condanna un autore rap. “La musica è libertà - hanno commentato i legali di Scanu -, ma insultare squallidamente una persona non è musica e non è arte. Ognuno è libero di manifestare liberamente il proprio pensiero, non di offendere e diffamare una persona”.
 
Fabio Pellegatta, presidente milanese di Arcigay, rincara la dose: “i rapper, che si rivolgono soprattutto ai ragazzi più giovani, dovrebbero stare attenti a non passare messaggi offensivi e omofobici”. Perché se è vero che “l’omofobia nasce dalla non conoscenza e dal non rispetto delle persone” i rapper sono già finiti sotto i riflettori per le loro espressioni troppo colorite. “Anni fa, il tema fu sollevato sul caso di un famosissimo rapper statunitense. Il fatto di avere come interlocutori soprattutto studenti minorenni dovrebbe spingere chi canta hip hop a essere consapevole del proprio ruolo sociale, e di conseguenza evitare concetti e linguaggi che possono ferire, o indurre alcuni ad atteggiamenti violenti e discriminatori”.

Nell’attesa che la rabbia hip hop si faccia consapevole, l’Italia dovrebbe essere al riparo da episodi simili. Almeno stando a quanto ha profetizzato lo stesso Fabri Fibra in una recente intervista al Corriere: “Dopo il mio rap aggressivo ci voleva qualcosa di innocuo”. Indovinate a chi si riferisce? Naturalmente al collega Fedez colui che, dieci anni dopo, ha scatenato un’altra tempesta perfetta. 

 

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