Vittime Bruxelles, piange anche l’Italia

Ci sarebbe anche l'italiana Patricia Rizzofunzionaria di un'agenzia della Commissione Ue, tra le vittime degli attentati a Bruxelles: era sulla metro colpita dai terroristi. 

La vittima italiana degli attentati a Bruxelles sarebbe una donna che prendeva la metro.


Ci sarebbe anche l’italiana Patricia Rizzo, tra le oltre 30 vittime degli attentati a Bruxelles. Il condizionale è d’obbligo ma il sospetto che la funzionaria presso un'agenzia della Commissione Ue sia morta nella metropolitana colpita dai terroristi, è quasi una certezza: "È in corso una verifica" ha spiegato Maurizio Lupi, il capogruppo di Ap alla Camera dopo il vertice a palazzo Chigi con il Premier Matteo Renzi. "È in corso la fase di riconoscimento - ha aggiunto Lupi - i familiari sono con il console a Bruxelles. Era una donna che prendeva la metropolitana quotidianamente ma la violenza dell'esplosione nella metro ha reso le vittime irriconoscibili"Perché la violenza rivendicata dall’Isis ha distrutto tutto. Vite, strutture, fiducia, certezze. 

"Siamo qui da stamattina e non sappiamo ancora niente", ha spiegato Massimo Leonora, cugino della donna che non dà notizie di sé dal momento dell'esplosione. "È da ieri che la cerchiamo e speriamo davvero di trovarla viva", ha aggiunto l'uomo che ha fatto partire un tam tam sui social. Perché Massimo non è solo il cugino di Patricia, Massimo è un graziato: "Anch'io stavo per prendere la metro, ma all'ultimo minuto ho cambiato idea e ho preso l'auto, altrimenti probabilmente sarei stato coinvolto anch'io nell'esplosione". 

La loro è una storia d'immigrazione come se ne sentono tante, in Belgio: "I nonni di Patricia, come i miei, sono venuti in Belgio per lavorare nelle miniere e siamo rimasti tutti qui, siamo originari della provincia di Enna, i miei di Calascibetta. Ma abbiamo tutti la nazionalità italiana, perché l'Italia resta il nostro Paese", ha spiegato, aggiungendo che "io lavoro all'Eacea, l'agenzia della Commissione Ue che si occupa di audiovisivi e fino ad un paio di mesi fa anche Patricia lavorava lì, prima di trasferirsi all'Ercea". Sede in cui non è mai arrivata, quel maledetto 22 marzo ancor avvolto nella confusione.

Certo è che due dei 4 kamikaze sono i fratelli Ibrahim e Khalid El Bakraoui, 30 e 27 anni, pregiudicati per rapina e, a quanto dice il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, già noti come foreign figheters. Ibrahim in particolare: arrestato a giugno, sarebbe stato rilasciato dalle autorità belghe per la mancanza di legami con il terrorismo. Sia come sia, è lui l'uomo che si è fatto esplodere all’aeroporto di Zaventem, mentre suo fratello Khalid si è immolato nella metro tra le fermate di Schumann a Maalbeek. 

L'identificazione dei due kamikaze è avvenuta grazie al tassista che ha portato gli inquirenti al covo nella zona di Schaerbeek dove era andato a prenderli e dove li aveva costretti a lasciare a casa una delle valige. Dettaglio non irrilevante perché, se la compagnia dei taxi non avesse frainteso e avesse mandato il van che i terroristi avevano richiesto, sarebbe esplosa una bomba in più. 
     
Mentre ancora si cerca Najim Laachraoui - l'artificiere del 13 novembre a Parigi e molto probabilmente anche del 22 marzo a Bruxelles, il cui arresto è stato smentito dalla polizia - e un quarto uomo, 24 ore dopo gli attentati, per le famiglie coinvolte, è il tempo del cordoglio. 

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