Valentino untore: parla una delle vittime sieropositive

Intervistata da Nadia Toffa, parla una delle vittime di Valentino Talluto, il 31enne sieropositivo che ha contagiato da 40 a 100 donne. "Se avete un dubbio fate il test: altrimenti dal carcere farà altre vittime".

Nadia Toffa ha intervistato una delle vittime di Valentino, l'untore che ha contagiato decine di donne con l'Hiv.


L'untore Valentino Talluto

Se stiamo tutte zitte, alla fine ha vinto lui”, Valentino, l’untore. Nadia Toffa torna sull'argomento intervistando una delle ragazze vittime della follia di Valentino Talluto, il 30enne di Acilia (Roma) che tutti ora chiamano l’untore. Il ragazzo sieropositivo che negli ultimi 10 anni, di proposito ha contagiato tra le 40 e le 100 donne. Donne che erano vergini e credendo di trovare l’amore, hanno trovato la malattia. Donne che erano mogli e cedendo a una scappatella si sono condannate. Perché i criteri di selezione di Valentino seguivano le mode, mentre lui perdeva il conto: “Saranno quindici, venti. Meno di trenta... di più? Non so, tra le 40 e le 50", ha dichiarato lui al pm Francesco Scavo che lo ha interrogato nel carcere Regina Coeli dove è rinchiuso dallo scorso dicembre con l’accusa di lesioni colpose aggravate. Lui che si è anche un po’ stizzito di fronte all’insistenza degli inquirenti per risalire a tutte quelle donne a cui ha distrutto la vita: “Non faccio una lista come la spesa…”. 

Le vittime di Valentino Talluto a Le Iene

Non la fa la lista, Valentino l’untore, così le donne lo scoprono per caso, una dopo l’altra: “Dovevano togliermi una ciste, niente di grave, ma ho fatto tutti gli esami di rito, quindi anche gli esami del sangue - racconta a Nadia Toffa la prima che ha deciso di parlare, di far sentire la sua giovane voce spezzata da una tragedia grande così -. Mi hanno chiamata dall’ospedale due giorni dopo dicendomi: venga, dobbiamo parlare”. Lei si aspettava di tutto tranne quello che le sue orecchie hanno sentito: “Signorina, lei è sieropositiva”. 

Nadia Toffa la guarda dritta negli occhi, la giovane racconta che “l’ho conosciuto anni fa, avevo da poco compiuto 18 anni e siamo stati insieme circa 6-7 mesi”. Anche lei era vergine. “Non ero mai stata con nessun altro, lui è stato il mio primo uomo, mi ha iniziato all’amore. Mi ha scelto pura per infettarmi. Ci voleva così, ci voleva pure per infettarci meglio”. La giovane fa un passo indietro e racconta che quando i medici le hanno dato la notizia “ho pensato a un errore, non ho una vita sessuale variegata, gli uomini che ho avuto si possono contare sulle dita di una mano, non ho mai avuto rapporti occasionali o con uomini che conoscevo poco”. Racconta poi di quando l’ha chiamata la Questura e di come “mi hanno spiazzata fin da subito chiedendomi se conosco Valentino Talluto”. Racconta di come di fronte agli inquirenti l’incubo si è trasformato in realtà: “ho scoperto che a trasmettermi il virus non è stato il mio ultimo compagno ma Valentino e che l’aveva fatto di proposito”. 

Perché l’untore faceva così. Consapevole della sua malattia, non ha mai usato nessuna precauzione: "ho agito con leggerezza", "con superficialità”, uno che non diceva “di essere affetto dal virus dell'Hiv per vigliaccheria”. Uno che “non volevo fare del male a nessuna", uno che ”se mi dice che sono stato una brutta persona a non usare precauzioni, le do ragione ma io violenza alle donne assolutamente no". Uno che ha cancellato il futuro a decine e decine di donne. Perfino a una quattordicenne, perfino a una donna incinta. Donne che lo amavano, donne che si fidavano. 

La tragedia è ancora più tragica perché non è stata una scappatella - spiega -. Io ero innamorata di un serial killer, di un pazzo criminale che mi ha contagiato di proposito e come con me ha fatto come decina di altre”. La solfa era la stessa per tutte: “Diceva tranquilla, lo facciamo senza preservativo perché è più bello, si prova più piacere”. Le giovani vergini si fidavano, tanto più che l’untore “era premuroso, aveva sempre una parola dolce, un fiore, un pensiero”. 

Oggi quelle donne si fanno forza tra loro: “Siamo una decina ma sappiamo di essere molte di più, abbiamo fatto un gruppo su WhatsApp, ci supportiamo l’un l’altra, ci sfoghiamo. Io ho reagito, sto cercando di reagire. La parte più difficile è accettare che qualcun altro decida che ti devi ammalare, proprio in quel momento”. Eppure la giovane ha smesso di chiedersi “perché”, “soprattutto ora, sentendo le sue risposte”

Oggi è impegnata ad andare avanti, sperando che alla fine gli inquirenti rinuncino a diffondere la foto di Valentino l'untore: “Lui ha conosciuto la mia famiglia, i miei amici, in un attimo tutti saprebbero che anche io sono stata contagiata. Non me la sento che tutti lo sappiano, è già difficile così, per me”. Nadia Toffa pensa alle altre donne che ancora non lo sanno, la giovane si aspetta la domanda, prende fiato: “Vorrei convincere tutte le donne che hanno un dubbio ad andare a fare il test. Devono prendere coraggio, vincere la paura e fare il test perché altrimenti, lui, dal carcere, continuerà a fare vittime”. Vittime condannate, che vanno protette, non messe alla gogna.

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