Genitori contro i vaccini: 4 identikit

Secondo una ricerca franco-americana, i genitori che si dichiarano contrari ai vaccini si dividono in quattro categorie: disinteressati, pigri, male informati e calcolatori. Conoscerli meglio permetterà di sfatare miti e credenze.

Secondo una ricerca appena pubblicata, sono quattro le categorie di genitori che dicono no ai vaccini.


I genitori che dicono no ai vaccini, quelli contrari ad ogni profilassi, si dividerebbero in quattro macro categorie. A tracciare i loro profili sono stati i ricercatori delle università tedesche di Erfurt e Aquisgrana, con la collaborazione dell'università statunitense di Rutgers.
I team hanno analizzato i fattori che influenzano le decisioni relative ai vaccini e hanno poi pubblicato i loro risultati sulla rivista Policy Insights from the Behavioral and Brain Sciences, raccogliendo tutti i gli articoli precedenti sul tema, che da tempo mette in allarme i medici di mezzo mondo.

Sarebbero quindi quattro categorie di chi non vuole i vaccini per i propri figli, categorie tracciate basandosi su altrettanti criteri decisionali che una mamma e un papà applicano nel prendere la decisione: compiacenza, convenienza, fiducia e calcolo.

I primi sono i disinteressati. Non mostrano interesse sul tema e per arrivare a sensibilizzarli e informarli gli esperti dicono che servono campagne che inducano maggiore consapevolezza, informazioni utili a sfatare falsi miti (come il legame tra autismo e vaccini): per ridurre questo gruppo, sostengono i ricercatori, bisognerebbe rendere le vaccinazioni obbligatorie o disincentivare con multe chi non si vaccina.

I pigri sono invece quelli che si lasciano scoraggiare da spostamenti e costi: andare dal medico di famiglia, in ambulatorio, alla asl, fare code e prenotare visite. Troppo, per loro. Ma per evitare che le file degli svogliati s'infittiscano, gli esperti dicono che servirebbero politiche che facilitino le vaccinazioni, informazioni qualificate, strumenti per l'autogestione e il controllo, come alert, sms di avviso, telefonate di promemoria.

I male informati sono quelli che, senza una laurea in mano, hanno la loro verità e se ne dicono certi. Una conoscenza non corretta, così li descrivono i ricercatori, che distorce il rischio percepito delle vaccinazioni e indebolisce la fiducia nel medico. Sono, quindi, il gruppo considerato più difficile da convincere, perché dovrebbero arrivare a delle fonti di informazioni mediche che sfatino miti e credenze.

I calcolatori, fine, sono quei genitori che soppesano tutti i pro e contro, giustamente. Ma quando (e se) si trovano di fronte a informazioni contraddittorie, scelgono, nel dubbio, di non vaccinare i bambini. Anche in questo caso, oltre a provare la fine di certe credenze lunghe a terminare, bisogna insistere sui benefici sociali dei vaccini e dare informazioni aggiuntive, che possano aiutarli nella scelta.
 
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