"Sono un pedofilo, non un mostro"

Todd Nickerson, graphic designer del Tennessee e moderatore del sito "Virtuous Pedophiles", racconta la sua storia di "pedofilo innocuo" per chiedere alla società di accettare quelli come lui perché "un pedofilo represso e infelice è un pedofilo a rischio”. 

Todd Nickerson, "pedofilo innocuo" ha pubblicato la sua lettera su Salon.com per chiedere comprensione e ascolto.


Chi sono io? Piacere di conoscerti, mi chiamo Todd Nickerson e sono un pedofilo”. La lettera aperta pubblicata su Salon.com da un graphic designer del Tennessee che mette a nudo la sua controversa intimità, è un appello tanto difficile da raccogliere quanto dev’essere stato lanciarlo. “Confessare un’attrazione sessuale per i bambini equivale a rivendicare lo status più vituperato del pianeta, quello che impedisce qualsiasi possibilità di vivere una vita normale. Eppure - scrive -, io non sono il mostro si pensa che io sia. Non ho mai toccato un bambino nella mia vita e mai lo farò, né io uso la pornografia infantile” spiega Todd ben consapevole di essersi “impantanato nel più sfortunato degli orientamenti sessuali, la preferenza per un gruppo di persone che sono legalmente, moralmente e psicologicamente incapaci di ricambiare i miei sentimenti e desideri”. 

Todd vive allo scoperto, in città sono in molti a conoscere la sua storia. Oggi lavora anche per un sito che aiuta e sostiene quelli come lui, i pedofili innocui, quelli consapevoli di essere incastrati dalla parte sbagliata dei sentimenti ma non sanno come uscirne. Quelli che si chiedono “Potrò avere dei figli?”, “Sarò pericoloso?”, “Posso condividerlo con mia moglie?” “Riuscirò ad amarla tanto quanto amo i bambini?”.

Domande che raccontano identità straziate e sottoposte alla pubblica gogna, senza esclusione di colpi. Eppure, come sempre, non è mai tutto bianco o tutto nero. Ma soprattutto, ad aver voglia di vedere le sfumature si aiutano quegli adulti e si proteggono quei bambini che rischierebbero vite sbandate. 

Todd mette in fila un fiume di parole per spiegare una psiche diversa dal senso comune ma innocua, controversa anche per se stesso, protesa alla normalità, imbevuta di dolore perché la società fa di un’erba un fascio, non lascia spazio a quelli come lui e alla fine “il tabù è così forte da costringerci a una vita da reclusi, dove si soffre in silenzio”. E si rischia la deriva. 

Una vita che Todd, un disastro negli sport, ha vissuto in solitudine, nell’ombra fin da bambino: “Sono nato senza la mano destra e questa malformazione mi ha isolato dagli altri. Portavo una protesi, un oggetto intimidatorio che mi ha sempre accostato all’immagine di un pirata”. Cresce con se stesso, scrivendo e disegnando storie “passando molto tempo con la mia testa”. Fino al suo “Eureka Moment”, a 13 anni, con la pubertà, come capita a tutti i comuni mortali. 

Un giorno, mentre stavo disegnando nel soggiorno dei miei nonni, un loro vicino è venuto a trovarci accompagnato dalla figlia di 7 anni”. Todd si accorge della loro presenza solo quando “la bambina si appostò all'ingresso del soggiorno e iniziò a guardarmi mentre disegnavo. Nella mia mente riesco a vederla ancora oggi: blue jeans e una giacca di jeans quasi uguale, occhi azzurri incontaminati e un alone di riccioli biondi che incorniciano il viso. Sembrava in qualche modo più grande della vita stessa, quasi antica, nel modo in cui rimase così, perfettamente immobile. Poi, nello stesso modo, sparì. Quel momento singolare, anche se difficilmente sarà durato più di qualche minuto, è impresso nella mia memoria”. 

Scavando nella sua memoria, però, è quando ha 7 anni e un amico di famiglia fa visita alla sua famiglia e abusa di lui masturbandosi, che i confini si confondono, irrimediabilmente: “È facile supporre che la pedofilia sia sempre il risultato di qualche sessualizzazione precoce o di un abuso, e certamente sembra che ci sia una connessione, in alcuni casi” scrive Todd dopo aver raccontato il suo. Tuttavia ci tiene a precisare che per quanti pedofili siano vittime di abusi ce ne sono altrettanti che non l’hanno subita: “alcuni ricercatori la fanno risalire alla genetica, altri all’ambiente, personalmente credo che sia una combinazione di tutti questi fattori e che le cause varino da persona a persona”. 

La confessione di Todd è il frutto di un lungo lavoro di ricerca, intorno e dentro di sé, scandagliando le teorie, per poi capire che è una “disabilità” con cui ha convissuto sempre, come il suo braccio senza mano. Al di fuori Todd appare come un ragazzo normale ma dentro cresce “terrorizzato dall’idea di impostare una vita normale. Oh, credetemi, avrei voluto una vita normale ma ora conosco abbastanza bene me stesso da sapere che non sarei mai stato in grado di portare avanti quella farsa a lungo e che ogni fibra del mio essere si sarebbe opposta a una trasformazione forzata”. 

Gli anni passano tra depressioni, ansiolitici, oppiacei, intere giornate a letto e altre a lavorare 24 ore su 24 finché non finisce su un forum di pedofili: “Niente di illegale, semplicemente i membri consideravano normale il sesso con i bambini e dibattevano sulla possibilità di eliminare i limiti di legge per i rapporti consensuali”. Per la prima volta nella sua vita si accorge di “appartenere a qualcosa”. S’iscrive al forum perché, sebbene non condividesse molte delle opinioni, “volevo disperatamente trovare persone che condividessero il mio orientamento sessuale”.

Le cose, però, precipitano: Todd passa qualche guaio quando la giustizia chiude un sito di pedofili a cui si era iscritto, perde il lavoro e ripiomba nella depressione. Finché s’imbatte in Virtuous Pedophiles, il sito che cercava, “un luogo dove quelli come me possono sentirsi a proprio agio e ottenere il sostegno di cui hanno bisogno, senza la pressione di dover sostenere opinioni sommarie riguardo al sesso tra adulti e bambini”. Todd si confronta, scopre di non essere l’unico, trova degli amici e alla fine entra nella redazione.

VirPed è diventato il posto che offre supporto a pedofili innocui ed è stato riconosciuto e menzionato da diverse testate, dal The Atlantic al New York Times passando per il Toronto Star. E tanto aumenta la sua popolarità, quanto la sua efficacia”. Perché il punto sta tutto nel confronto: “Si prega di ripetere questo mantra: un pedofilo represso e infelice è un pedofilo a rischio”. 

Eccola, la ragione del suo appello: “Non potete immaginare quanto sia difficile dire alla gente che sei un pedofilo, anche se innocuo. In verità, il concetto stesso di un pedofilo che non molesta i bambini è spesso un’anatema per il modo di pensare della gente”. Un’anatema che va smontato perché accettare e imparare a convivere con un’identità così controversa è l’unica via per salvare l’uomo e i bambini da cui è attratto, nel rispetto di tutti.  

Quindi, per favore, comprensione e sostegno - conclude Todd -. È davvero tutto quello che vi chiediamo. Trattateci come persone con un handicap enorme che va superato, non come dei mostri. Se abbiamo intenzione di farlo nel mondo rimanendo innocui, abbiamo bisogno del vostro aiuto. Ascoltarmi è stato l’inizio”.

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