Bebe Vio, la schermitrice d'oro senza braccia e senza gambe

Beatrice Vio ha conquistato l'oro ai  Mondiali Paralimpici di scherma di Eger, in Ungheria: la 18enne che ha perso braccia e gambe per una meningite e impugna il fioretto con una protesi, è la più forte in assoluto. 

Beatrice Vio, per tutti Bebe, ha conquistato il titolo mondiale impugnando il fioretto con la protesi.


Al posto delle mani Beatrice Vio ha un paio di protesi, al collo una medaglia d’oro appena conquistata ai Mondiali Paralimpici di scherma di Eger, in Ungheria. Un titolo che brilla più del solito perché quell’atleta appena 18enne, capelli corti e occhi che ridono, ha dimostrato di essere la più forte schermitrice in assoluto, con un talento più unico che raro e una volontà di ferro. Perché lei, per tutti Bebe, è l’unica al mondo ad impugnare il fioretto con un paio di protesi, seduta su una carrozzina. 

A 11 anni si è ammalata di una meningite fulminante, l’infezione ha costretto i medici ad amputarle tutti e quattro gli arti, ma tanto non è bastato a distoglierla dal sogno che coltivava da quando, a 5 anni, ha iniziato a tirare di scherma. E così, dopo aver sconfitto 15-4 l’atleta di casa, l’ungherese Gyongyi Dani, ora Bebe pensa al Brasile. 

"Non mi rendo ancora conto di essere la Campionessa del Mondo! - ha commentato la giovane atleta di Mogliano Veneto a caldo -. Al momento la gioia più grande è perché ho il biglietto per Rio e questo era il mio obiettivo”. Un obiettivo dopo l’altro, Bebe ha tagliato tutti i traguardi: a fine 2008 la malattia, la degenza di tre mesi e mezzo in ospedale e i sogni che si sgretolano. Poi la riabilitazione e l’allenamento, nel 2010 la prima gara ufficiale, nel 2011 la prima medaglia di campionessa italiana Under-20, nel 2012 la conferma, l’anno dopo Bebe piglia tutto e diventa la campionessa italiana assoluta, nel 2014, a Strasburgo, si aggiudica il titolo europeo e ora quello mondiale. 

Intanto ha anche trovato il tempo per scrivere un libro - Mi hanno regalato un sogno: La scherma, lo spritz e le Paralimpiadi (Rizzoli) -, trovarsi un fidanzato e inaugurare su Twitter l’appuntamento “della serie ci mancava solo il selfie con”. Ovvero una sfilza di foto con vip di varia natura, da Paolo Bonolis a Fiorello e Totti - tanto per citarne alcuni -, intercettati allo stadio o ai concerti. Per non parlare del suo grande mito, Jovanotti, che oltre ad aver scritto la prefazione del suo libro, è uno dei suoi primi fan.

D’altra parte il libro prende spunto dalla sua canzone preferita, Sono un ragazzo fortunato, perché lei, nonostante la sua “sfiga terribile” ci tiene a ribadire che quello è stato solo il punto di partenza per partire, “andare avanti, grazie allo sport, agli amici”. Perché, “si, va beh, sono senza senza braccia e senza gambe però una volta che ti danno un bel paio di protesi prendi e parti”. Insomma, più che raccontare da dove arriva, Bebe vuole che si parli di lei per dimostrare “dove sono arrivata”.

E così va: nel 2012 Bebe è una dei tedofori ai Giochi paralimpici di Londra; in occasione di Expo 2015 è testimonial della Regione Veneto alla rassegna internazionale, un ruolo che svolge anche in diversi programmi tv per diffondere la conoscenza della scherma su sedia a rotelle e dello sport paralimpico in generale. Vedi le gare a scopo pubblicitario con la plurimedagliata, e sua ispiratrice, Valentina Vezzali.

Il segreto di Bebe sta nell’ironia con cui legge la vita, che le permette di cinguettare su Twitter “Ogni lungo viaggio inizia con un piccolo passo...e con un paio di gambe nuove!” o “Merito del ping pong”, quando commenta la vittoria in Ungheria che racconta una storia di rivalsa e coraggio che ha qualcosa da insegnare a tutti. 

Copyright foto: Twitter@YouTube
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