Mostra del Cinema: a Venezia va in scena la realtà

Da "The Danish Girl" ad "Arianna", passando per "Black Mass", "Marguerite" e "Sangue del mio Sangue", il fil rouge della kermesse cinematografica è il legame con la realtà.

Eddie Redmayne veste i panni di Lili Elbe, il transessuale più famoso della storia, in The Danish Girl.


È il legame con la realtà il fil rouge dei film che verranno proiettati alla Mostra del Cinema di Venezia. Da Everest, il film che martedì 2 settembre ha aperto la 72esima edizione al Black Mass interpretato da Johnny Depp passando per la Lili Elbe di The Danish Girl, gli occhi dei giudici dovranno esaminare la rilettura del quotidiano che i registi da tutto il mondo hanno proposto. 

Quasi tutti i film sono tratti da cronaca vera, fatti storici, raccontano di personaggi realmente vissuti e tematiche assolutamente contemporanee” ha precisato il presidente della Biennale Paolo Baratta durante la conferenza di presentazione. Una scelta ragionata, non certo “una crisi di creatività”. Piuttosto “un bisogno per gli autori di esprimere e riflettere su un modo rispetto al quale abbiamo tutti l’impressione di aver perso il controllo. Siamo dominati da fenomeni storici di dimensioni immense, fenomeni migratori, dall'economia che sfugge al controllo della politica e della finanza. Più nessuno sembra avere capacità, mezzi o strumenti di esercitare il controllo su questa realtà. Questa è una tendenza di tutti i paesi e delle cinematografie del mondo, elemento su cui credo valga la pena di riflettere”. 

E allora ecco la storia di Lili Elbe, il transessuale interpretato da Eddie Redmayne che non solo commuoverà ma farà anche riflettere il pubblico raccontando la vita di un personaggio che segnò la storia lasciando un’eredità viva ancora oggi. Nata nel 1886 con il nome di Mogens Einar Wegener, nel 1906 sposa Gerda, una compagna alla scuola d'arte di Copenaghen. I due lavorano insieme e insieme affrontano la controversa identità di Mogens: mentre lui si veste e si agghinda da donna e si fa chiamare Lili Elbe, lei si spaccia per la sorella. Una quotidianità che va avanti fino a quando un medico rivela a Mogens-Lili la presenza di ovaie rudimentali e un’elevata quantità di ormoni femminili, scoperta che induce l’uomo a sottoporsi, nel 1930, all’operazione di rimozione dei genitali maschili. Una scelta che finisce su tutti i giornali, anima dibattiti e alla fine costringe il re di Danimarca a invalidare le nozze tra Mogens e Gerda. Lili muore nel 1931, poco dopo aver conquistato la sua nuova identità e aver lottato perché venisse riconosciuta anche dalla legge. Battaglia che le riesce quando ottiene, prima tra tutte, il passaporto a nome di Lili Elbe.

Una storia che richiama quella raccontata da Carlo Lavagna in Arianna, la pellicola che porta al cinema l’intersessualità raccontando la storia di una donna che si scopre ermafrodita (anche se la medicina li definisce middle sex) e impara a guardare il mondo con gli occhi che non sono quelli di una donna, né quelli di un uomo, bensì un’alchimia delle due prospettive.   

"Questo compleanno della mostra del cinema di Venezia è un compleanno importante", ha continuato il presidente Paolo Baratta, cha ha aggiunto come, dietro le quinte di un Festival, servano "responsabilità e coraggio. Senza coraggio non vi è cultura. Assumerci dei rischi fa parte del nostro compito", ha concluso.

Coraggiosi anche il Black Mass diretto da Scott Cooper sulla vita di James "Whitey" Bulger, uno dei più crudeli gangster della storia (Johnny Depp); Marguerite di Xavier Giannoli, il film liberamente ispirato alla vita della cantante (notoriamente stanata) Florence Foster Jenkins (Catherine Frot) e Sangue del mio Sangue, di Marco Bellocchio concentrato sulle vicende di Federico, un giovane uomo d'armi che viene sedotto come il suo gemello prete da suor Benedetta che verrà condannata ad essere murata viva nelle antiche prigioni di Bobbio. “Il film nasce dalla scoperta casuale delle antiche prigioni di Bobbio - ha dichiarato il regista -. Mi ha ispirato la storia di Benedetta, una monaca murata viva nella prigione convento di Santa Chiara, a Bobbio. Mi parve che questa storia dissepolta da un passato così remoto meritasse un ritorno al presente dell'Italia di oggi e più precisamente in un'Italia di paese, Bobbio, che la modernità, la globalizzazione hanno ormai cancellato”.

Per recitare Per amor vostroil film di Giuseppe M. Gaudino, Valeria Golino ha imparato la lingua dei segni (Lis). Interamente girato in bianco e nero, il film è ambientato a Napoli e racconta le vicissitudini di Anna, madre di un figlio sordo: "La Lingua dei segni per un attore rappresenta anche un modo di approfondire l'espressività. Parlare il linguaggio dei segni, capire il mondo da quel punto di vista è come fare una scuola di teatro. Soprattutto per me che la scuola di recitazione non l'ho mai fatta". Insomma, sarà un Festival che lascerà il segno e dopo aver insegnato qualcosa agli interpreti, insegnerà qualcosa anche al pubblico.

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