Celiachia: il "piccolo farro", il grano di una volta, la soluzione per prevenirla

Il "piccolo farro" o "monococco", ovvero il grano che per millenni ha nutrito i nostri antenati, potrebbe essere la soluzione per prevenire la celiachia, alimentando i soggetti a rischio senza che si sorpassi la soglia limite. La conclusione pubblicata su Molecular Nutrition and Food Research.

Il glutine contenuto nel "monococco" o "piccolo farro" è molto più fragile, dunque più digeribile e meno tossico rispetto al grano tenero.


Il grano di una volta, quello più antico, che ha nutrito i nostri antenati per migliaia di anni potrebbe essere la soluzione per prevenire la celiachia, un disturbo sempre più diffuso che ha animato anche diverse tavole rotonde di Expo2015. Lo chiamano “piccolo farro” o “monococco”, il glutine lo contiene lo stesso ma è molto più fragile, dunque più digeribile e meno tossico rispetto al grano tenero. Tradotto: ai celiaci non è adatto, ma permetterebbe a chi è a rischio di arginare la possibilità di sviluppare la patologia. 

La conclusione, descritta su Molecular Nutrition and Food Research è il frutto delle ricerche di un team di ricercatori del Consiglio nazionale delle ricerche coordinati da Gianfranco Mamone dell’Istituto di scienze dell’alimentazione (Isa-Cnr) di Avellino, e da Carmen Gianfrani dell’Istituto di biochimica delle proteine (Ibp-Cnr) di Napoli.      

Le sue origini risalgono a diecimila anni fa - spiega Mamone -, è un frumento con un genoma più semplice rispetto agli altri cereali e ha costituito la base della dieta delle popolazioni agricole per migliaia di anni, sostituito poi in gran parte dal grano tenero e duro, più produttivi e di facile trebbiatura”. Il team di studiosi ha replicato in laboratorio i processi di digestione gastrointestinale ed ha fatto analisi su analisi, riuscendo a dimostrare che la parte proteica del glutine - quella dannosa per i celiaci -, “è in gran parte distrutta durante il processo di digestione del grano monococco, contrariamente a quanto succede per il glutine del grano tenero”.

La buona notizia, però, non riguarda “i pazienti che hanno già manifestato la celiachia", puntualizza Gianfrani. Tuttavia, “potrebbe avere effetti benefici" contrastando "lo sviluppo della malattia in soggetti ad alto rischio di celiachia. Infatti, dal momento che esiste una stretta correlazione tra la quantità di glutine assunta e la soglia per scatenare la reazione infiammatoria avversa, un’azione preventiva potrebbe essere quella di utilizzare grani con minor contenuto di glutine. Il monococco che contiene un glutine più digeribile, e dunque meno nocivo, potrebbe essere un valido strumento per la prevenzione di questa patologia".

Insomma, se prevenire è meglio che curare, "il prossimo passo della ricerca sarà eseguire gli esperimenti direttamente sui soggetti intolleranti - concludono gli studiosi - per avere la conferma della minore tossicità del monococco e riportare sulla nostra tavola un grano antico".

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