Valerio Mastandrea ricorda Claudio Caligari, il regista dell'underground

Claudio Caligari, regista di "Amore Tossico" e del cinema underground, è morto il 26 maggio dopo una lunga malattia. Il ricordo di Valerio Mastrandrea.

L'attore Valerio Mastrandrea, oltre ad aver lavorato con Claudio Caligari era un suo grande amico.


Muoio come uno stronzo. E ho fatto solo due film.” Le parole sono di Claudio Caligari - il regista morto il 26 maggio 2015, a 67 anni, dopo una lunga malattia -, la frase è l’inizio del testo che l’attore Valerio Mastandrea ha pubblicato su Tumblr per ricordarlo. Parole pronunciate “circa un anno fa. Stavamo andando insieme a parlare con un amico oncologo in ospedale”. Insieme perché oltre ad esser stati colleghi, Valerio e Claudio erano amici

Chi non l’ha mai sentito nominare ha molto da imparare perché a lui, il regista della scena underground italiana, il grande schermo deve molto. In Amore tossico, la pellicola del 1983 che racconta i ragazzi eroinomani romani con le facce dei protagonisti della vita e non degli attori, c’è la crudezza del cinema che, diretto da Caligari, costringe lo spettatore a fare i conti con una realtà che spesso, per strada, si rifiuta di vedere. Un film che al Festival di Venezia si aggiudicò il premio speciale De Sica, accanto a colossi come Fellini e Antonioni. Ne L’odore della notte, del 1998, con protagonista Valerio Mastandrea, c’è la vita della periferia romana degli anni Settanta, c’è una banda di rapinatori, ci sono le radici di una società che, di nuovo, è più facile non riconoscere camminando per strada. In Non essere cattivo, finito di girare nell’aprile 2015, grazie - ancora una volta - all’aiuto e alla collaborazione di Mastandrea, la periferia romana è ancora al centro della scena, gli occhi guardano al posto nostro e ci costringono a confrontarci con quello che, sempre per lo stesso motivo, è più semplice ignorare. Vero, Claudio “ne ha girati tre ma ne ha scritti, fatti e visti almeno il triplo. Questo deve accadere ad un regista che vede sfumare i propri progetti per motivi enormi o a causa di persone piccolissime”. Caligari ha interpretato il tempo e anticipato le mode. E si sa che i precursori scomodi hanno più successo da morti che da vivi.

Schivo per natura era nato ad Arona, sulla riva piemontese del Lago Maggiore, il 7 febbraio del 1948. La sua passione per la macchina da presa nelle vesti di occhio bionico che senza trucchi e senza inganni, trascrive la cronaca sullo schermo, lontano dalla finzione, a braccetto con la realtà, inizia a metà degli anni Settanta, con i documentari: il primo, Droga che fare, era del 1976.  

Ha sempre conosciuto i film che ha fatto - scrive ancora Mastrandrea -. Li ha mangiati, bevuti, e vomitati prima di farli diventare un film. È stato forse l’ultimo intellettuale vecchie maniere. Con la capacità di sporcare la propria anima e la propria intelligenza del nucleo essenziale di quello che si apprestava a raccontare (…). Claudio ha perso ai rigori, che si sappia questo. E ai rigori non è mai una sconfitta reale”.

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