Gravidanza: come prepararsi al parto?

La gravidanza volge al termine e il momento del parto si avvicina. Dopo una serie di esami clinici e consigli medici, la futura mamma deve sapere cosa accade e come prepararsi all'arrivo del bambino.

Quando le settimane di gravidanza giungono al termine bisogna essere preparati ad una corsa improvvisa in sala parto!

Gli esami preparto

Il grande giorno è alle porte: tra poche settimane darete alla luce il vostro bambino! Prima di partorire, vi aspettano ancora alcuni esami del terzo trimestre. Tra la trentesima e la trentaduesima settimana di gravidanza, per esempio, è necessario effettuare l’ecografia di accrescimento grazie alla quale si valutano la crescita del feto (con particolare riferimento al monitoraggio del battito cardiaco), le misure della circonferenza cranica, toracica e addominale, la lunghezza del femore (stimando un peso complessivo con un margine di errore di 500 grammi circa), il funzionamento e il grado della placenta e la posizione del bambino. Il feto, infatti, dovrebbe essere cefalico, cioè con la testa rivolta verso il canale del parto, ma potrebbe trovarsi in posizione podalica, cioè con i piedi  rivolti verso l'utero: in questo caso, le ostetriche possono aiutarlo a trovare la posizione corretta con delle tecniche di massaggio.

Programmare il cesareo?

Nel caso in cui non dovesse funzionare, la posizione del bambino (insieme ad altre cause come ad esempio la grandezza del bacino della madre) potrebbe essere una delle cause che porta il dottore ad optare per un parto cesareo elettivo (programmato). In questo caso, è bene prendere già contatto con l’ospedale per programmare il giorno del parto secondo le disponibilità della clinica, considerando che i cesarei elettivi non vengono mai eseguiti prima della trentottesima settimana. La madre può scegliere l’anestesia regionale, che si divide in spinale, epidurale e combinata spinale-epidurale, oppure l’anestesia generale, che lascia la madre totalmente addormentata. 

Quando andare in ospedale? 

È importante non farsi prendere dal panico alle prime contrazioni: solo quando si produrranno regolarmente ogni 4-5 minuti e aumenteranno dolore e durata, sarà il momento di dirigersi in ospedale, oppure nel caso in cui si siano rotte le acque. Ciò può avvenire prima o dopo l’inizio delle contrazioni ed è una conseguenza della lacerazione delle membrane che proteggono il feto in seguito all’apertura del collo dell’utero e al distacco del tappo mucoso.

Cosa portare con sé?

All’arrivo in ospedale è necessario avere con sé i documenti fondamentali, come la carta d’identità e la tessera sanitaria, oltre ai vari esami effettuati precedentemente (analisi delle urine, ecografie pelviche, tamponi vaginali/rettali ed elettrocardiogramma). Bisogna, inoltre, evitare di bere e di mangiare perché, nel caso in cui si dovesse subire un’anestesia, è preferibile essere a stomaco vuoto.

Cosa succede durante il parto?

La prima fase del travaglio, che prevede la dilatazione del collo dell’utero, è quella più lunga: può durare dalle due alle dodici ore, se si tratta del primo figlio. Quando si raggiungono i dieci centimetri di dilatazione, il bambino inizia a scendere verso la zona pelvica fino alla seconda fase del travaglio, quella della totale espulsione. Dopo il parto, segue un’ultima contrazione dovuta all’espulsione della placenta, che fa parte della terza fase chiamata secondamento. Per due ore la neomamma viene tenuta sotto osservazione; finito questo periodo può finalmente godersi il suo bambino!

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