Villocentesi: cos’è e quando si fa?

La villocentesi è un esame diagnostico invasivo che si può eseguire fin dalla decima settimana di gravidanza e permette di conoscere eventuali malattie genetiche e cromosomiche del feto.
 

La villocentesi è un esame diagnostico invasivo che si può eseguire fin dalla decima settimana di gravidanza. © sheeler/123rf

Villocentesi: cos'é? Quando - e perché - può essere utile e quando, invece, non è necessaria? Il dubbio è legittimo specialmente tra le mamme in attesa che hanno superato i 35 anni e che, quindi, vogliono avere qualche informazione in più sul feto che portano in grembo. Si tratta, infatti, di un esame diagnostico invasivo che viene generalmente consigliato a coloro per le quali esiste un rischio elevato di anomalie cromosomiche del feto, rischio che può essere legato appunto all'età avanzata della futura mamma ma anche dettato dai risultati dei test di screening, dalla storia clinica della paziente e del partner - per esempio nel caso in cui uno dei due o entrambi siano portatori di alterazioni dei cromosomi o siano a rischio di malattie come talassemia, emofilia, fibrosi cistica - o, ancora, da un figlio precedente già affetto da simili alterazioni. Ecco, nel dettaglio, come funziona l'esame e in che periodo della gestazione può essere eseguito.


Quando si fa la villocentesi?

La villocentesi - rispetto all'amniocentesi - ha il vantaggio di poter essere eseguita in anticipo: il prelievo dei villi coriali, infatti, si effettua già a partire dalla decima settimana di gravidanza e comunque mai dopo la quattordicesima. Questo rende possibile una diagnosi estremamente precoce di eventuali anomalie cromosomiche o genetiche.
 

Esame villocentesi: come funziona?

L'esame villocentesi è di tipo invasivo e prevede il prelievo dei villi coriali - che fanno parte della placenta e condividono il patrimonio genetico con il feto - tramite l'inserimento di un ago estremamente sottile che viene fatto penetrare nel ventre della futura mamma attraverso l'addome sotto diretto controllo ecografico. Quando l'ago raggiunge la placenta aspira alcuni frammenti (muovendosi leggermente avanti e indietro per estrarre questo materiale che è semi-solido) e quindi viene sfilato senza provocare dolore ma causando, in qualche caso, una leggera sensazione di fastidio. A questo punto il campione prelevato viene diviso in due: il primo viene analizzato immediatamente mentre il secondo viene messo in coltura di modo che le cellule si moltiplichino permettendo un'indagine ancora più precisa.

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