Paolo Virzì: "Ella e John vi mostrano il segreto dell’amore coniugale"

Al cinema dal 18 gennaio, Ella & John – The Leisure Seeker è il primo lavoro in lingua inglese del regista toscano Paolo Virzì. La nostra intervista.
 

Donald Sutherland, Paolo Virzì ed Helen Mirren alla presentazione di Ella & John - The Leisure Seeker al Festival del Cinema di Venezia.

John ed Ella sono marito e moglie da 50 anni. Per poter ricorrere alle cure di cui ognuno di loro ha bisogno e per seguire la volontà dei figli, i due protagonisti devono separarsi durante i loro ultimi giorni di vita. Contrariati, decidono di partire per un road trip sulla Old Route 1 americana con il vecchio camper - The Leisure Seeker, che usavano per le vacanze negli anni ‘70 - e di approfittare di questi momenti insieme arricchiti di gelosia, passione, comicità e nostalgia. Ecco cosa ci ha raccontato Paolo Virzì, regista del film.


Come è nata l'idea del film? 

"Ho letto il libro The Leisure Seeker di Michael Zadoorian mentre giravo il film Il Capitale Umano. Mi colpì subito questo spirito di ribellione, questa ballata languida all’amore coniugale, ma soprattutto la libertà personale di vivere la vita fino all’ultimo senza per forza assecondare costrizioni di medici o di familiari".


Perché in inglese e con un casting americano?

"L’idea di fare un film in inglese mi divertiva molto, ma allo stesso tempo mi preoccupava. Sono stati i miei amici a spronarmi e a consigliarmi. Poi ho iniziato ad adattare liberamente la sceneggiatura alla storia del libro. Ho pensato subito ad un cast americano, ma ho portato comunque una buona parte della mia squadra italiana con me. Sono un figlio del cinema italiano".


Helen Mirren candidata a migliore attrice protagonista ai Golden Globe: ha pensato subito a lei per il ruolo?

"Abbiamo pensato ad Helen e Donald (Sutherland, ndr) mentre scrivevamo la sceneggiatura, ma non pensavamo si potesse fare realmente: Helen è sempre molto impenata e Donald è un inarrestabile. Invece i due attori hanno subito manifestato interesse. Quando ho incontrato Donald a Miami per la prima volta lui si era già calato nel personaggio: è arrivato con una tonnellata di libri su Hemingway e Joyce, di studi sull’Alzheimer... Mi ha fatto intendere che lui era John Spencer! Abbiamo chiacchierato nella sua auto mentre lui guidava per la città. Addirittura aveva gia memorizzato il copione! Helen, invece, mi disse che aveva giurato a se stessa che non avrebbe mai fatto un film sul cancro o sull’Alzheimer, ma leggendo il copione si era innamorata di Ella e di questa storia piena d'amore e purezza. Erano talmente affezionati ai due personaggi che quando proponevo di cambiare scene si ribellavano!".


Cosa l’ha colpita nel trattare la storia di una coppia che ha passato una vita insieme e che si completa nonostante i due siano molto diversi tra loro?

"Il fuoco di tutto è sul segreto dell’amore coniugale: stare insieme vuol dire conoscersi, ma avere anche zone d’ombra e segreti inconfessabili. Volevamo trattare questo spirito con humour, ma anche con dolcezza. Dentro c’era anche un qualcosa di anarchico, di ribelle, ma allo stesso tempo di languido, è una malinconia dolce e buffa".


Un matrimonio e una complicità che durano da tanti anni: come è stato possibile trasmettere ciò sul grande schermo?

"Sia Helen che Donald sono molto coinvolti in una lunga storia d’amore con il proprio coniuge e credo che conoscano molto bene il tema. Certi piccoli gesti, per esempio quando Ella toglie gli occhiali a John mentre dorme, non sono gesti che ho suggerito, ma gli venivano molto spontanei. Io conosco da poco l’amore congiugale, ma questa mia scoperta mi affascina ed è stata una delle molle che mi ha spinto in questo progetto. L’amore congiugale non è prevedibile, non è routine quotidiana, ma mantiene vivi sentimenti come la gelosia e la passione. L’amore è una danza, ma anche una battaglia. Il nostro è un film dall’anima gentile, ma anche brutale".


E cosa ha colpito il suo interesse nel trattare l’avvicinarsi agli ultimi giorni di vita?

"Mi interessa molto vedere come le vicende umane aprono prospettive su vicende politiche e culturali. Ad esempio avevo già sfiorato il tema della libertà di scelta con altri film: ne La Prima Cosa Bella, ad esempio, il congedo alla vita diventa una festa".


Cos’è che dà la forza ad Ella per sopportare le proprie condizioni di salute e occuparsi di qualcuno che delle volte non ricorda nemmeno chi sia?

"Ella è la mente, è lei che decide. È fragile, ma lucidissima. Dei due è il personaggio che ha in pugno l’avventura perché è tutto un suo piano. Questa cosa racconta come la vedo sul ruolo degli uomini e sul ruolo delle donne, su come una donna sia il centro vitale nella vita di un uomo".


Come spiega il fatto che Ella e John prendano la decisione di isolarsi, di allontarsi dai propri figli in questo momento delle loro vite? Si tratta di egoismo?

"No, anzi! È un atto di generosità per non caricare i figli di responsabilità. È una maniera per lasciarli liberi. L’egoismo è piuttosto quello dei figli, in particolare di quello maschio che sembra non saper vivere senza i genitori. Ma anche del sistema, di come si affrontano l’accudimento e la vecchiaia nella società odierna".

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