Fiorello-Weinstein: "anch'io minacciato dal produttore"

Dopo aver recitato ne Il talento di Mr.Ripley, Fiorello fu ricontattato da  Weinsten per un ruolo minore, rinunciò e ricevette una lettera minatoria scritta dal produttore.

Da Il socialista, Fiorello ha raccontato che Weinstein gli scrisse: "Non lavorerai mai più in America". © Kika Press

In diretta audio su Facebook, nella prima puntata de Il socialista, Fiorello si aggiudica un posto tra le vittime dello scandalo Harvey Weinstein. Tra il serio ed il faceto, lo showman racconta di quella volta che rispose “no” a una proposta (non indecente, un copione) del produttore di Hollywood e lui non la prese bene, scrivendogli in una lettera “vera”, che le porte del cinema si sarebbero chiuse per sempre.

"Tutti parlano di Weinstein - ha esordito nel monologo che ha alternato gag e canzoni - ma su questa storia, qualunque cosa si dica, si viene attaccati". Il riferimento è al victim blaming, la colpevolizzazione delle vittime, uno degli sport nazionali del momento, che vede Vittorio Feltri tra i più scatenati. Niente di nuovo sotto il sole, commenta Fiorello, agganciandosi al cliché per altro descritto anche nel libro Il sofà del produttore di Selwyn Ford.

Sia come sia, Fiorello incontrò Weinstein alla fine degli anni novanta, quando si trovava sul set del Il talento di Mr.Ripley - nel ruolo di Fausto, per cui fu anche candidato al Nastro d’argento come miglior attore non protagonista e agli MTV Movie Award per la Miglior sequenza musical -, pellicola prodotta dall’ormai ex Re di Hollywood, diretta da Anthony Minghella e interpretata da Matt Damon, Jude Law e Gwyneth Paltrow (oggi tra le prime protagoniste dello scandalo). Ebbene, racconta Fiorello, ai party capitava d’incontrare Weinstein che "con atteggiamento godone, seduto sul divano con le gambe aperte, ordinava champagne anche per darlo da bere alle piante".

Finite le riprese (il film uscì nel 1999), Fiorello fu richiamato: lo volevano nel musical Nine. Sarebbe stato diretto da Rob Marshall ma avrebbe avuto un ruolo minore, di "un elegante cantante italiano che si esibisce mentre i protagonisti parlano tra loro in una sala da ballo". Per nulla interessato al cinema, Fiorello ha raccontato che valutò l’offerta, poi ringraziò e la declinò, soprattutto alla luce del fatto che era agosto e non aveva voglia di trascorre 25 giorni Oltreoceano per girare una scena soltanto.

Diniego che il produttore non gradì: prese carta e penna e “mi scrisse che non potevo non accettare e che lui non poteva tollerare che un signor nessuno come me gli avesse detto no. Mi scrisse che Minghella aveva molta stima di me e cose tipo 'come osi rifiutare' e 'tu forse non hai capito a chi hai detto no', con una conclusione del tipo: 'Dopo questo rifiuto, non lavorerai mai più in America'". Poco male, visto che, aggiunge Fiorello, “non prendo neanche l'aereo io!”. Insomma, conclude, “Se non mi avete visto in Guerre stellari e in Rocky 6 ora sapete che è colpa di Weinstein".

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