James Toback: Rachel McAdams e Selma Blair lo accusano

Dopo Julianne Moore, anche le attrici Rachel McAdams e Selma Blair hanno raccontato le avance di James Toback: le donne che lo accusano sono più di 200.

James Toback ha negato ogni accusa dicendo di assumere da 22 anni farmaci che rendono i fatti "biologicamente impossibili". © Kika Press

Nell'elenco delle donne che puntano il dito contro James Toback, il regista 72enne che dopo lo scandalo Harvey Weinstein sta facendo tremare Hollywood, ci sono anche le attrici Rachel McAdams e Selma Blair. Hanno scelto le pagine di Vanity Fair per raccontare le molestie, qualche giorno dopo il coming out cinguettato su Twitter da Julianne Moore, prima Vip illustre a farsi avanti in questa vicenda. "Dalla pubblicazione della storia - aveva twittato Glenn Whipp, giornalista del Los Angeles Times e autore dello scoop sulle molestie del regista - altre 193 donne mi hanno contattato per parlare di Toback".


Rachel McAdams e Toback: molestia solo sfiorata

A differenza del copione di Weinstein, che alle attrici chiedeva massaggi, a volte sesso orale, Toback sembra più interessato alla masturbazione. Come ha raccontato anche Rachel McAdams: quando fu chiamata dal regista per un provino, in privato, aveva 21 anni. Lui era stato insistente, lei era arrivata nervosa: "Mi ha invitata a sedermi sul pavimento, situazione un po' strana. Poco dopo al conversazione ha iniziato a toccare argomenti sessuali e mi ha detto 'Sai, devo dirtelo. Mi sono masturbato innumerevoli volte pensandoti da quando ti ho incontrato all'audizione'". L'incontro si concluse senza molestie fisiche, dopo una serie di domande personali e indiscrete, a differenza di ciò che, invece, ha dovuto subire Selma Blair quand'era impegnata sul set di Cruel Intentions.


Selma Blair e la molestia subita

Adescata dal regista con la scusa di parlare di lavoro, si è ritrovata nella sua stanza d'albergo: "Dopo circa 40 minuti mi ha detto 'Ti fidi di me? Non posso continuare a lavorare con te se non ti fidi'. Ha detto 'Ho bisogno che ti spogli. Devi fare questo monologo nuda'. Ha fatto dei commenti sul mio corpo". Lei, incredula, ha "semplicemente cercato di ignorare tutto" e chiarito che non avrebbe mai fatto sesso con lui. Toback ha iniziato a masturbarsi, premendo sulla gamba di lei: "Ho cercato di distogliere lo sguardo ma mi teneva la faccia perché voleva che lo fissassi negli occhi  - ha raccontato l'attrice -.  E ho provato disgusto e vergogna, come se nessuno mi avrebbe mai più considerata pulita dopo essere stata così vicina al diavolo. La sua energia era così sinistra".

 

Julianne Moore: l'approccio molesto

L'attrice premio Oscar Julianne Moore, invece, l'ha fatto con due tweet in cui, senza scendere nei dettagli, ha raccontato i due approcci sessuali tentati invano dal regista negli anni Ottanta. Nel primo l'agganciò a Manhattan, in Columbus Avenue invitandola a un provino nel suo appartamento. Nel secondo, a un mese di distanza, usando lo stesso linguaggio, lei gli rispose secca: "Non ti ricordi che me l'hai già chiesto?".

 

James Toback: da un hashtag alle accuse 

Tutto ebbe inizio da un hashtag, #metoo, lanciato dall’attrice Alyssa Milano nei giorni in cui scoppiò lo scandalo Harvey Weinstein per invitare le vittime a raccontare le molestie subite. Ebbene, come riportava il Los Angeles Times, James Toback “ha un suo speciale universo”. Ne contò 38, il giornalista iniziò ad indagare, le contattò una per una e alla fine compilò un dossier agghiacciante.

Secondo i racconti pare che il regista abbordasse le 20enni e le studentesse universitarie durante le passeggiate in giro per Manhattan, tra i vialetti di Central Park o in coda in banca, in farmacia o al negozio delle fotocopie secondo un copione più o meno identico. “Mi chiamo James Toback. Sono un regista. Hai mai visto Black and White o Two Girls and a Guy?”. Di fronte al loro stupore, lui le informava di essere stato nominato all’Oscar per aver scritto la sceneggiatura di Bugsy, di aver diretto Robert Downey Jr. in tre film e “di averlo inventato”. A questo punto sfoderava il suo biglietto da visita o un articolo di giornale che parlava di lui a Hollywood e poi tentava l’affondo, promettendo carriere da star. A una condizione, però: “conoscerle intimamente”. Dovevano "fidarsi di lui", aggiunge il quotidiano, perché “faceva tutto parte del processo”.

Poi - scriveva il Los Angeles Times riportando le testimonianze per lo più registrate delle prede - in una camera d’albergo, un parco pubblico, gli appuntamenti mascherati da interviste o audizioni si trasformavano rapidamente in incontri sessuali”. Il regista, secondo i racconti, prima si vantava delle sue conquiste celebri, poi rivolgeva loro domande intime e umiliante. Del tipo: “Quante volte ti masturbi? Quanti peli pubici hai?”. Specificava di  aver un’esigenza: “venire più volte al giorno”. Quindi “si strusciava su di loro, si masturbava davanti a loro, eiaculava nei pantaloni o su di loro, poi se ne andava. Incontro terminato”.

Mi sono sentita come una prostituta, ho deluso me stessa, i miei genitori, i miei amici. E non sono riuscita a dirlo a nessuno” aveva raccontato l’attrice Adrienne LaValley. Louise Post, chitarrista e cantante della band indie rock Veruca Salt, ai tempi dell’incontro (era il 1987) studentessa al Barnard College, una storia simile: “Mi ha detto che la cosa che gli piaceva di più era masturbarsi guardandomi negli occhi”. E aggiunto: "Andare nel suo appartamento è stata la fonte di vergogna negli ultimi 30 anni. Sono stata così ingenua”. L’attrice Echo Danon aveva riportato un dettaglio preciso di quando, sul set di Black and White, Toback si sarebbe inginocchiato, le avrebbe messo le mani sulle cosce e detto: “Se guardi negli occhi e mi pizzichi i capezzoli, vengo nei pantaloni”. Chantal Cousineau, invece, l'episodio in cui Toback si sarebbe masturbato sul set di Harvard Man, appostato dietro la macchina da presa, durante una scena in cui lei guardava in camera, ad appena un metro e mezzo di distanza. La maggior parte di loro ha taciuto per paura o per vergogna, finché, a Hollywood, si è staccata la slavina Weinstein.

Chiamato in causa dal quotidiano, Toback ha negato ogni accusa, spiegando di non aver mai incontrato - o se è successo “è stato per 5 minuti al massimo e non ne ha ricordo” - le donne che lo accusano e, inoltre, di assumere da 22 anni farmaci per il diabete e i problemi cardiaci di cui soffre che renderebbero le molestie “biologicamente impossibili”: il perché, però, non l’ha chiarito. Ora che l'elenco è a due zeri e include nomi altisonanti è meglio che lo faccia.

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