Autobus rosa: in Turchia mezzi pubblici per sole donne

A partire da settembre, per le strade della cittadina turca di Malatya, circoleranno gli autobus rosa, riservati alle donne: l'ennesima svolta conservatrice del Paese.

Nella Turchia ormai lontana dallo stato laico di Ataturk esistono già scuole, metropolitane e feste dedicate alle donne. © Ahmet Ihsan Ariturk/123RF

Nella Turchia dove le donne sono scese in piazza l’ultima volta il 29 luglio 2017 al grido di “Non vi impicciate dei nostri vestiti” rivolto contro le pressioni maschili di adottare un abbigliamento più casto, debuttano gli autobus rosa, autobus riservati alle donne. Non è la prima segregazione femminile - nelle zone più conservatrici del Paese ci sono vagoni della metropolitana, scuole, alberghi e persino feste riservate alle donne - e c’è da temere che non sarà nemmeno l’ultima.

Questa degli autobus rosa andrà in scena per le strade di Malatya, nell’Anatolia Orientale, dall’autunno 2017, quindici anni dopo essere stata proposta dalle donne del Partito Islamico della Felicità (Saadet Partisi): nel 2002 la proposta fu bocciata, la Turchia era ancora il Paese laico fondato da Kemal Atatürk nel 1924 e dotato di una Costituzione tra le più moderne al mondo. Oggi è quella di Recep Tayyip Erdoğan, il presidente conservatore secondo cui - tra le altre cose - “non esiste l’uguaglianza tra uomini e donne, piuttosto si può parlare di equivalenza”, come dichiarò nel 2015, in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Oggi è il Paese dove le donne “non dovrebbero ridere in pubblico”, come specificò nel 2014 l’ex vice premier turco, Bülent Arınç e dove per un soffio, nell’autunno 2016, non è stata approvata la legge che sdoganava le spose bambine e il matrimonio riparatore dopo uno stupro.

Alle opposizioni che protestano contro la virata conservatrice, la presidenza risponde che i provvedimenti soddisfano “la richiesta della cittadinanza”. Un po’ com’è accaduto nel febbraio 2017 quando il governo ha abbattuto uno dei pilastri della laicità dello Stato, permettendo alle donne soldato d’indossare il velo islamico sotto l'elmetto. Insomma, quello che sta accadendo non è propaganda ma risponde a una precisa agenda politica volta a tutelare la borghesia religiosa, sempre più potente in Turchia.

Basti pensare che, come ha spiegato ad aprile Ismail Kahraman, il presidente del Parlamento, la nuova Costituzione “non deve essere laica” e, tanto per dare un segnale forte, ha previsto due iftar, la cena che conclude il Ramadan, separando deputati e deputate. Segregando gli uni dagli altri.

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