Juana Rivas: in tribunale, accusata di essere una feminazi

“Stop feminazi”, urlano i detrattori della mamma spagnola, che a fine luglio ha deciso che non avrebbe seguito l’ordine di custodia condivisa dei figli con il marito, accusato di maltrattamenti.
 

"Stop feminazi" è l'urlo di chi accusa Juana Rivas di aver accusato ingiustamente il marito di maltrattamenti. © Sinisha Karich / 123RF

Manifesti con la scritta “Stop feminazi” e “Stop false accuse” hanno fatto la loro comparsa prima sui social media e poi, nelle ultime ore, nel tribunale di Granada. Accusavano una mamma, Juana Rivas ormai resa famosa dalla cronaca e dalla rete. Tutto inizia a fine luglio quando la donna, spagnola e madre di due figli di 3 e 11 anni avuti con un uomo italiano, Francesco Arcuri, si rifiuta di riportarli al padre.

L’uomo, ricostruisce la stampa spagnola, era stato accusato di maltrattamenti nel 2009 e condannato a tre mesi di carcere, ma la donna si era poi riavvicinata a lui e aveva avuto il secondo dei due figli. E qui inizia il dibattito: una ordinanza giudiziaria condivisa tra le autorità spagnole e italiane aveva deciso per la custodia condivisa dei genitori. Scelta lungamente criticata dalla donna, che ha iniziato a battersi per introdurre nella legislazione spagnola una legge che vieti ai genitori condannati per abusi di avere contatti con i propri figli. La contesa è culminata il 26 luglio, quando la donna non solo è scomparsa per non riconsegnare i figli, ma ha scelto anche di darsi alla latitanza, piuttosto che riconsegnare i figli al padre.

La donna, sempre secondo le ricostruzioni della stampa locale, aveva denunciato l’uomo tre volte, con due archiviazioni e una denuncia senza seguito. La stessa magistratura spagnola, fino ad oggi, le ha sempre dato torto a favore del padre, dichiarando illegittima la sottrazione e rifiutando la richiesta di sospensione dell’ordinanza richiesta dai legali della donna. La storia è diventata così il simbolo, per molte femministe spagnole, di una diffusa forma di maschilismo nella società (e nella magistratura) spagnola. Da una parte i detrattori sottolineano l’inconsistenza (giuridica) delle accuse della donna e sottolineano la versione di Francesco Arcuri, secondo la quale le accuse sarebbero state costruite ad arte dalla donna, che infatti era poi tornata da lui. In risposta alla campagna mediatica delle donne spagnole a favore della donna, ancora nascosta (Juana è a casa mia) è così nato l’infelice slogan di “stop feminazi”, termine ormai usato da decenni sui media americani come dispregiativo nei confronti delle appartenenti ai movimenti femministi.

Cartelli con queste scritte hanno affollato prima i post degli utenti spagnoli e, nelle ultime ore, il tribunale di Maracena (a Granada, dove vive la donna), che ha appena ordinato la cattura e l’arresto immediato della donna, quando sarà trovata.

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