Piccole Donne: 5 cose che Louisa May Alcott ci ha insegnato

Il 29 novembre del 1832 nasceva Louisa May Alcott, l'autrice di Piccole Donne, il romanzo che racconta la rivoluzione (femminista) di quattro sorelle. Ecco che cosa ci ha insegnato.

Piccole Donne viene pubblicato nel 1868 d è un successo. Nel Novecento è stato portato al cinema diverse volte.

 

La forza della famiglia è nelle donne

Piccole donne, il romanzo di Louisa May Alcott è l’altra faccia (parallela) della sua vita. Ci sono Meg, Jo, Amy e Beth, quattro sorelle che rimangono sole quando il padre parte per la Guerra di Secessione. Nella vita vera Louisa e le sue sorelle vivono con un padre perso in studi filosofici - le porterà perfino a vivere a Utopia, una comunità fruttariana - e sono costantemente impegnate a lavorare per far quadrare il bilancio familiare. Tra una cattedra da insegnante, una corsia dove fare l’infermiera, un casa dove fare la domestica e un’altra dove fare la governante, Louisa non rimane di certo con le mani in mano. 

 

La rivoluzione, spesso, è donna

Professioni svolte in una delle comunità più bacchettone (il suo mondo è quello ultra-puritano delle comunità anglicane trapiantate in America) ritagliandosi lo spazio, un po’ per necessità, molto per virtù, per cambiare la società. L’impegno femminista e antischiavista della Alcott ha lasciato una traccia indelebile nella coscienza di intere generazioni di donne americane. Nel suo romanzo uno dei fil rouge è lo scorrere (veloce) del tempo che non ammette vittime, sconforto, (troppe) frivolezze (come insegna mamma Marmee) o paura di non essere all’altezza (soprattutto in quanto donne) ma richiede forza d’animo, un atteggiamento propositivo e costruttivo. Messaggio che la Alcott dissemina anche nelle righe degli articoli e dei saggi che scriveva per l’Atlantic Monthly. E pure nella vita vera: la Alcott fu una delle prime donne a iscriversi negli elenchi per l’elezione di un consiglio d’istituto scolastico a Concord, vicino a Philadelphia. Nell’America rurale di metà Ottocento, un gesto davvero rivoluzionario. 

 

La voce delle donne va al di là della forma 

Il linguaggio popolare ha pieno diritto di far parte della letteratura. L’edizione del 1880 di Piccole Donne (che raccoglie entrambi i romanzi, Piccole donne e Piccole donne crescono) fu riveduta con l’introduzione dell’American idiom, lo slang popolare che rispecchiava pienamente il parlato della popolazione rurale di quei tempi e che, fino a quel momento, era considerato inadatto a una narrazione letteraria. Alcott fu una delle prime penne superare quella barriera: la sua Jo, la sorella aspirante scrittrice, è sempre alla ricerca di parole forti, efficaci, significative. Il suo linguaggio è esplosivo e nonostante la tendenza femminile a dire “” quando è “no” e viceversa (parola del povero Laurie) fosse già consolidata ai tempi, la voce delle donne della Alcott va al di là della forma, dritta alla sostanza.    

 

La ricerca della bellezza (e della verità) 

Si diceva di Laurie, ricco vicino di casa per anni innamorato di Jo, una delle quattro sorelle e mai ricambiato: a convincerlo a lasciar perdere è Amy, la minore. La tesi è (anche questa volta) rivoluzionaria, considerando che la pronuncia una donna: non bisogna permettere a questo tipo di ostacolo di rovinarci il resto della vita. Morale, Laurie sposerà un’altra sorella e con lei costruirà una meravigliosa famiglia, a riprova di come la vita possa essere sorprendente (altro messaggio di Piccole Donne) e di come, spesso la bellezza si nasconda dietro figure che stanno nascoste nell’ombra per poi rivelare meraviglie inattese.                                         

 

Volere, spesso, è potere

Nella sua vita Alcott stava accanto a un padre che inseguiva sogni altissimi che non si realizzarono mai. Probabilmente le venne istintivo rifugiarsi dietro la meraviglia delle piccole cose: a una lettura superficiale il modo in cui il romanzo indugia sui sorrisi, i gesti gentili che possono cambiare il senso di una giornata può sembrare lezioso. In realtà nasconde una grande verità: l’approccio fa la differenza, la gentilezza chiama gentilezze, le vie per arrivare all'obiettivo non sono scontate e tanto meno inaccessibili. La grandezza dell’animo femminile sta nella capacità di raccogliere le occasioni quando si presentano, con garbo.

 

Copyright foto: Kika Press

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