Famiglia de’ Medici: differenze tra fiction e realtà

Ecco le verità e le libertà storiche de "I Medici - Masters of Florence", la serie tv di Rai 1 che racconta la famiglia toscana che inaugurò il Rinascimento e cambiò l'Italia. 

Lorenzo (Stuart Martin), Cosimo (Richard Madden) e Giovanni de' Medici (Dustin Hoffman) nella fiction I Medici - Masters of Florence. © Rai.it

La Famiglia de’ Medici è di casa. II misteri di Giovanni (il patriarca), gli intrighi dei figli Cosimo e Lorenzo, il Rinascimento a Firenze, la nascita delle banche, della borghesia e il declino della nobiltà, Brunelleschi e il Duomo, il Papa a Roma, Donatello, l’omosessualità e il ruolo delle donne dietro ai grandi uomini: quello che è riuscita a fare la prima serie de I Medici - Masters of Florence è il sogno di migliaia (milioni?) di professori di storia che ogni giorno spiegano il Quattrocento ai loro alunni. Perché con la serie di Rai 1 firmata (anche) da Frank Spotnitz il passato si è fatto presente scatenando la curiosità di (almeno) otto milioni italiani al motto di “ma davvero?”. 

Giovanni de' Medici: libertà storica

La prima risposta è “insomma”, dal momento che le libertà storiche che la regia si è concessa sono più d’una. A cominciare dalla prima scena della prima puntata che racconta la morte di Giovanni de’ Medici (Dustin Hoffman), il patriarca della famiglia, deceduto in circostanze misteriose ma che, nel piccolo schermo, viene avvelenato dalla cicuta. “Abbiamo creato un mistero che Cosimo (Richard Madden) e Lorenzo (Stuart Martin) devono districare” ha spiegato Frank Spotnitz. D’altra parte, ha aggiunto, “ci siamo ispirati ai film Il Padrino e Amadeus, perché se anche ci si allontana dai fatti realmente accaduti per far capire meglio l’intreccio di una vicenda si ottiene un buon risultato di comprensione da parte del pubblico”.  Nell'ultima puntata della prima serie il mistero è sciolto: è stato il maggiordomo, o meglio, Ugo, il contabile, scosso dal cinismo di Giovanni che non guarda in faccia a nulla e sacrifica una giovane Rosa - l'amore del figlio Lorenzo - e il figlio che porta in grembo. Di tutto questo intrigo la storia ufficiale non parla.   

Stesso discorso per quanto riguarda il tentativo di avvelenare Cosimo incarcerato: nella realtà il banchiere di Firenze si rifiutò di mangiare (temendo l’eventualità) e riuscì (ovviamente corrompendo il guardiano Federico Malavolti) a farsi portare i pasti da casa. Insomma, “anche gli storici non sono d’accordo su certi avvenimenti e di alcuni personaggi si sa pochissimo: noi abbiamo inventato, per stimolare la curiosità degli spettatori”. 

Contessina de' Medici (e le altre libertà storiche)

Che oggi si domandano: Bianca la popolana (Miriam Leone) fu davvero l’amore giovanile di Cosimo? No, per lo meno non che si sappia - nella famiglia de' Medici ci fu una certa Bianca Cappello ma non ebbe nulla a che fare con Cosimo - a differenza di Maddalena (Sarah Felberbaum), la cortigiana che il banchiere riceve in dono durante l’esilio a Venezia e di cui s’innamora al punto da portarla a Firenze, a vivere tutti sotto lo stesso tetto. Con lei farà un figlio, Carlo de' Medici, ufficialmente riconosciuto e futuro ecclesiastico al Duomo di Prato. 

E la Contessina de' Bardi (Annabel Scholey)? Davvero fu sua moglie, davvero era figlia di una famiglia che un tempo fu ricchissima ma perse tutto, e davvero gli fu leale fino alla fine. Non c’è traccia, invece del ruolo determinante che la fiction le attribuisce nel determinare l’esilio di Cosimo e il ritorno a Firenze, un anno dopo. Sul piccolo schermo entra a cavallo e capelli sciolti nella sala dov’è riunita la Signoria di soli uomini e li convince a graziarlo; nella realtà, la decisione di convertire la carcerazione in esilio arriva per le pressioni degli altri Stati Italiani, contrari alla condanna a morte di Cosimo. E ancora: nella fiction recapita a Cosimo la notizia di un matrimonio segreto tradendo il suo amore di gioventù ma decretando la salvezza del marito e la possibilità di tornare a Firenze, nella realtà fu Cosimo (che prima soggiornò a Padova, poi a Venezia) a esercitare le sue influenze riuscendo nell'impresa di far tramontare il destino degli Albizzi, la famiglia nobiliare che aveva chiesto la sua testa. 

A proposito di Rinaldo degli Albizzi, poi, la fiction costruisce una rivalità giovanile - di cui non vi è traccia storica - e inscena una morte violenta insieme al figlio Ormanno che scatena una serie di sospetti su Cosimo, inizialmente persuaso che il nobile sia il responsabile dell'avvelenamento di suo padre Giovanni. In realtà, se delle cause del decesso di Giovanni si sa poco, di certo si sa che Rinaldo fu esiliato e morì 8 anni dopo, ad Ancona. 

E ancora: la peste non è un secolo prima? Sì e no: quella che decimò quattro quinti della popolazione si scatenò dal 1348 al 1353 ma nel 1430 l'epidemia ritornò, per davvero i Medici si trasferirono in campagna e per davvero aiutarono economicamente la città, anche se le vicende che nella fiction hanno a che fare con il Duomo di Firenze sono pura fiction. 

Altra figura su cui si è ricamato (e parecchio) è Lorenzo de' Medici, il fratello minore di Cosimo. Per davvero fu la sua ombra, per davvero radunò un esercito quando Cosimo fu imprigionato ma del suo amore per Rosa nulla si sa, delle presunte implicazioni nella morte del padre nemmeno e, dulcis in fundo, non morì accoltellato dallo scugnizzo dei Pazzi per difendere la banca di famiglia ma nella sua villa di famiglia. 

E poi: Donatello era gay? Pare di sì, secondo gli aneddoti attribuiti ad Agnolo Poliziano - l’artista faceva entrare nella sua bottega solo bei ragazzi, li sporcava affinché nessuno li trovasse attraenti e con uno, in particolare, fece pace in modo “licenzioso” - e secondo gli interpreti della sua opera artistica che vedono nel David la sua anima omosessuale. E infine, il Cardinale Cossa? Davvero diventò Papa e davvero fece la fortuna della famiglia dei banchieri de’ Medici permettendogli di riscuotere le decime e di entrare nel gioco dei poteri internazionali.

Duomo di Firenze, Brunelleschi e il Rinascimento

Ecco perché la seconda risposta alla domanda “ma davvero?” è “sì”. Sì, il clima era davvero quello, fu in quel Rinascimento che nacque l’era moderna e fu grazie alla famiglia de’ Medici e alla loro attività di banchieri che ebbe origine il ceto borghese, “con loro - ha sottolineato Spotnitz - è nato il mondo moderno come lo conosciamo oggi, perché loro hanno dato opportunità alla gente comune, alla classe media”, ed è sempre merito loro se prese il via quella rivoluzione artistica che Cosimo de’ Medici concentra nella personalità di Brunelleschi. “Il mecenatismo diventa una forma di liberazione con tutta la voglia di costruire il bello in tutte le cose” ha dichiarato Alessandro Preziosi che dà il volto all’architetto che distrugge il mito dell’uovo di Colombo. Ci spiega infatti Giorgio Vasari ne Le Vite (1550) che fu Brunelleschi a far star “in sur un marmo piano un uovo ritto” e lo fece proprio per convincere Cosimo e i presenti ad aggiudicarsi la costruzione della cupola del Duomo

Cupola che diventa il simbolo della fine di un’era - quella della nobiltà terriera “creata dal Signore per governare” (per citare Rinaldo degli Albizzi) - e l’inizio di un’altra, quella dell’ascesa al potere del commercio e dei commercianti. Una svolta epocale che la regia racconta calcando la mano e prendendosi parecchie libertà per contestualizzare le accuse di usura e tirannia che la Signoria muove alla famiglia de’ Medici nel tentativo di arginare un meccanismo che ormai è inarrestabile ed è destinato a travolgerli. 

Insomma, al di là delle licenze che trasformano la realtà in una fiction, “I Medici erano ciò che Machiavelli ha scritto di loro: sono molto bravi a manipolare la politica; la storia è profondamente radicata nella loro famiglia”. Non a caso, è proprio Marco Bello (Guido Caprino), l’ombra devota che guida Cosimo nella direzione in cui deve andare nonostante le remore di coscienza, a suggerirgli che il fine giustifica i mezzi. Per questo I Medici trasformati in fiction sono un buon compromesso per riflettere su quel periodo che ha dato il via all’era moderna: se la pretesa non è sostituire i libri di storia ma appassionare alla storia, la missione è più che compiuta. Il prossimo appuntamento è con Lorenzo, il Magnifico.   

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