Nudità femminile: un seno non è mai solo un seno

C'è quella commerciale (ovunque), quella che protesta delle Femen e quella che gioca del burlesque: la nudità femminile non è mai una sola e nel corso dei secoli ha cambiato diverse vesti. A che punto siamo?

Dita Von Teese, la regina del burlesque, ha trasformato la nudità femminile in un gioco erotico.


Il paradosso della nudità femminile racconta l’ipocrisia dei tempi moderni: è il 1971 quando il corpo nudo di Laura Antonelli si trasforma nel violoncello suonato da Lando Buzzanca ne Il Maschio Merlo, le attrici Edwige Fenech e Barbara Bouchet si mostrano senza veli sul grande schermo ma per le strade di Palermo Lise Wittrock, una turista danese, viene arrestata perché passeggia in shorts. 

Quarant’anni dopo il pudore ha ceduto il passo all’ostentazione ma non si è liberato delle contraddizioni: “un seno che esce in televisione fa notizia, i social rimuovono una foto di nudo, il topless è più permesso di prima, ma sempre meno praticato”, riflette Anna Meldolesi giornalista autrice di Elogio della nudità (Bompiani), il libro che racconta la nudità femminile dai tempi di Lucy - uno degli ultimi ominidi impellicciati (naturalmente, s’intende) -, a Inna Shevchenko, la leader delle Femen, il movimento femminista ucraino che manifesta in topless passando per la regina del burlesque Dita Von Teese. Perché caduti i peli (degli ominidi) sono millenni che gli uomini (ma soprattutto le donne) fanno i conti con la vergogna e il senso del pudore scatenati dall’essere nudi.    

Il corpo delle donne: un antico tabù

Dipinto e scolpito nell’arte, nella realtà il nudo femminile è da sempre intriso di contraddizioni: “è il simbolo del peccato ma anche dell’innocenza, è pagano e sacro, edonista e ascetico. Mostrarsi nudi significa esporre la propria umana fragilità - spiega il libro di Anna Meldolesi -, ma anche offendere e provocare. Voglia di piacere, pudore, pregiudizi, norme sociali, tendenze estetiche, appartenenze culturali si incastrano come ingranaggi nel cervello di ognuno, spesso in modo diverso per uomini e donne”. Insomma, è ufficiale: non abbiamo ancora fatto pace con la nostra naturale condizione di esseri umani nudi, come mamma ci ha fatti. 

Nudità integrale femminile: il passo del gambero

Se da un lato il senso del pudore e la censura sociale hanno allentato la morsa, permettendo alle donne di vivere ed esibire meglio la propria nudità, dall’altro l’ansia da prestazione indotta dai continui confronti con i corpi scolpiti (e ritoccati) di cui è infarcita la società, ha riavvolto il nastro del tempo. “Oggi c’è un’autocensura estetica - spiega Anna Meldolesi -. Diversi studi dicono che le ragazze si vergognano di più a denudarsi negli spogliatoi a causa di canoni estetici elevati. C’è una sorta di somatofobia, di paura del corpo, mentre viene esaltata la libertà sessuale”. Per la serie: esibire il nudo sì, ma solo se perfetto. Quindi, (quasi) mai. 

Donne senza niente addosso: naked o nude?

Il nudo imperante oggi è quello nude, che sa di essere osservato, non certo quello naked, al naturale. Una distinzione ben chiara (soprattutto) alle donne che si sono sostituite (in chiave estetica, non certo morale) alla censura di quarant’anni fa: “una reciproca autosorveglianza su chi può mostrare cosa. Il corpo per essere libero oggi deve seguire certi canoni di bellezza. Si sente spesso dire: ‘Guarda quella con quel sedere si mette pure i leggins’. La bruttezza va coperta. E lo dicono le donne stesse” riflette Anna Meldolesi. 

Il corpo come strumento di ribellione

Nudità femminile: le Femen protestano in topless.

Il paradosso dei tempi moderni, però, ha permesso al corpo nudo di riuscire, ancora, a provocare. Vedi le Femen che trasformano il loro seno in strumento di ribellione contro il turismo sessuale, il sessismo e ogni forma di discriminazione sociale e violazione dei diritti umani. La fondatrice Inna Shevchenko ha dichiarato in un'intervista al The Guardian del 2012 che il topless è efficace affinché "le persone possano vedere che non abbiamo armi, eccetto i nostri corpi: in un mondo che appartiene agli uomini, è l'unico strumento per provocarli e catturare l'attenzione di tutti".

Quindi?

Quindi siamo ancora a fare i conti con la nudità che “non è una ma tante: la stessa porzione del corpo mostrata in circostanze diverse assume significati diversi. Un seno non è mai solo un seno”, insomma. 

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