Registi italiani: un elenco lungo quasi un secolo

Da Roberto Rossellini a Paolo Sorrentino, passando per Federico Fellini, Roberto Benigni e Giuseppe Tornatore, una breve lista dei migliori registi italiani.

Paolo Sorrentino, Nanni Moretti e Matteo Garrone: tre grandi registi italiani degli ultimi anni insieme all'edizione di Cannes 2015.

La foto che ritrae Paolo Sorrentino, Nanni Moretti e Matteo Garrone, tre dei migliori registi italiani attuali, riuniti per la 68esima edizione del Festival del Cinema di Cannes, è solo uno degli ultimi fiori all'occhiello - correva l'anno 2015 - del cinema tricolore. Dal neorealismo ad oggi i nomi dei grandi registi che hanno portato sul grande schermo capolavori apprezzati anche all'estero è la cartina di tornasole di un Paese che ha attraversato epoche più o meno felici ma ha sempre trovato artisti capaci di rappresentare la realtà cercando chiavi di lettura ogni volta originali.          

Copyright foto: Kika Press

Famosi registi italiani, gli anni '50: Vittorio De Sica

Vittorio De Sica: con Sciuscià si aggiudicò il primo di 4 Oscar.

Orson Welles disse: "Se per gli italiani il neorealismo è Rossellini, per gli americani è De Sica". Sia come sia, Vittorio De Sica è una pietra miliare nella lista dei registi italiani: 37 regie, quattro Oscar, un Orso d’Oro a Berlino e una Palma d’oro a Cannes, regista ma anche attore, cantante e nella vita privata giocatore d’azzardo, marito di due mogli e padre di tre figli, ha un curriculum che parla da sé.

Quando nel 1946 presenta Sciuscià, il primo della tetralogia neorealista, si aggiudica il primo Oscar; due anni dopo, con Ladri di biciclette, fa il bis (oltre ad aggiudicarsi anche un Golden Globe, il premio BAFTA e il Nastro d’Argento). All’inizio degli Anni Cinquanta, De Sica è uno dei registi italiani più famosi a Hollywood. Dal neorealismo al drammatico passando per il comico, De Sica sperimenta tutti i registri del cinema riuscendo sempre a conquistare il pubblico: vince un altro Oscar con Ieri, oggi, domani (1963) e con Matrimonio all’italiana (1964) lo sfiora grazie all’interpretazione di Sophia Loren (ma incassa un David di Donatello). L’ultimo Oscar arriva nel 1972 con Il Giardino dei Finzi Contini, dedicato alla Shoah.

Copyright foto: Kika Press

I migliori registi italiani: gli anni '60

Federico Fellini: con La Dolce Vita segna gli anni Sessanta. 

Federico Fellini, Luchino Visconti e Michelangelo Antonioni: gli anni Sessanta sono tra i più produttivi del cinema italiano. Lo spartiacque è Federico Fellini, regista già famoso perché già premiato a Hollywood con una statuetta per La strada (1957) che nel 1960, con La dolce vita, conquista anche il Vecchio Continente, aggiudicandosi una Palma d'oro al Festival di Cannes (oltre a un Oscar per i Migliori costumi). Visionario (forse il più visionario) della storia del cinema italiano, dopo un esordio neorealista, Fellini porta sul grande schermo un cinema onirico, poetico, spesso surreale. Veri e propri capolavori senza tempo.

Come quelli di Luchino Visconti, regista classe 1906, di sangue blu (è conte di Lonate Pozzolo), indole rivoluzionaria - è vicino al Partito Comunista - e un talento ineguagliabile nella cura maniacale dei dettagli. In 30 anni di onorata carriera, il regista, tra i più famosi all’estero, non ha mai sbagliato un colpo. Il Gattopardo, il colossal drammatico del 1963 ispirato all'omonimo romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa e interpretato da Claudia Cardinale, Alain Delon e Burt Lancaster, gli aggiudica la Palma d'oro al 16esimo Festival di Cannes oltre a numerosi altri premi.

All’opposto del racconto storico di Visconti c’è il cinema enigmatico, fuori dagli schemi che si nutre della lentezza e dell’incomunicabilità quasi incomprensibile di Michelangelo Antonioni. Dalla prima - Cronaca di un amore (1950) - all’ultima - Eros (2004) - firma pellicole ermetiche, dense di umanità, difficili, ispirate alla vita vera in una costante e spasmodica ricerca dei conflitti interiori e della psicologia dei personaggi e del contesto. Come quando, a metà degli anni Sessanta, si trasferisce nel Regno Unito e in Blow-up (1966) racconta la swinging London delle prime minigonne e dei capelloni aggiudicandosi una Palma d'oro a Cannes. Negli anni Settanta andrà Oltreoceano per inseguire le orme della contestazione giovanile americana in Zabriskie Point, capolavoro del 1970.

Registi cinematografici italiani: gli Anni '70

Mario Monicelli, il grande regista scomparso il 29 novembre 2010. 

Classe 1915, toscano di Viareggio, dalla battuta dissacrante, Mario Monicelli è il regista italiano che negli oltre 60 film - tra cui i capolavori senza tempo Guardie e ladri, I soliti ignoti, La grande guerra, L'armata Brancaleone, Amici miei, Il marchese del Grillo, Parenti Serpenti - racconta la dimensione umana dell’Italia che cambia suscitando prima un sorriso e poi una riflessione molto più seria.

Quasi coetaneo di Monicelli è l’intellettuale, scrittore, poeta, giornalista e naturalmente grande regista Pier Paolo Pasolini, una figura decisamente ingombrante e provocatoria per l'Italia del passato. Non a caso, Pasolini, autore di pellicole profondamente radicate nel tempo in cui viveva, è stato spesso censurato. Per neofiti consigliati: Accattone (1961), Il Vangelo secondo Matteo (1964), Salò o le 120 giornate di Sodoma (1976).

Copyright foto: Kika Press

I più grandi registi italiani: gli Anni '80

Carlo Verdone, insieme a Bernardo Bertolucci e Sergio Leone rappresenta (soprattutto) gli anni '80. 

Gli anni Ottanta si aprono con Un sacco bello, la pellicola di Carlo Verdone che si aggiudica un David di Donatello, un Globo d'Oro e un Nastro d'Argento e fa da manifesto allo stile di uno dei più grandi registi italiani capace di recitare più parti in una stessa pellicola per raccontare vizi e virtù dell'Italia contemporanea.

Figlio d’arte (il padre era poeta e critico letterario) nato in provincia di Parma nel 1941, Bernardo Bertolucci è uno dei più grandi e famosi registi italiani. Autore di un cinema sconvolgente e provocatorio (non a caso lavora come assistente di Pasolini), imponente ed epico ma capace di raccontare le sfaccettature dell’animo umano, attira l’attenzione nel 1970 con La strategia del ragno, anche grazie alla collaborazione con Vittorio Storaro, alias il mago della fotografia ma è con Il conformista, ispirato all’omonimo romanzo di Alberto Moravia che diventa uno dei registi italiani più famosi all’estero grazie alla prima nomination all'Oscar. Non vince ma è questione di tempo: L'ultimo imperatore (1987) si porta a casa nove Oscar, tra cui miglior film e migliore regia, dettaglio che inserisce Bertolucci nell’elenco speciale dei registi premio Oscar, al fianco di Frank Capra. Da vedere: Ultimo tango a Parigi, Novecento e The Dreamers - I sognatori.

A proposito di cinema italiano negli anni Ottanta non si può non citare nell'elenco dei registi famosi anche Sergio Leone, il padre delle pellicole spaghetti-western - tra cui la trilogia capolavoro C'era una volta il West (1968) Giù la testa (1971) e C’era una volta in America (1984) - che ha ispirato un maestro del calibro di Quentin Tarantino. "Mi considero piuttosto bravo - ha dichiarato a proposito il regista americano -, so di poter migliorare col tempo e sono determinato a farlo, sino alla fine della mia carriera, per questo evito di girare un film l’anno. Eppure, per quanto mi sforzi, non credo che riuscirò mai a girare qualcosa di così perfetto come l’ultima sequenza de Il buono, il brutto e il cattivo. Proverò a raggiungere quel livello, anche se non credo che ce la farò mai".

Copyright foto: Kika Press

Registi italiani famosi: gli Anni '90

Roberto Benigni è uno dei registi italiani più famosi e apprezzati all'estero.

Siciliano di Bagheria, in provincia di Palermo, classe 1956, Giuseppe Tornatore apre gli anni Novanta a Hollywood, vincendo l’Oscar (e pure il Golden Globe e il BAFTA) con Nuovo Cinema Paradiso, il Miglior Film Straniero dell’anno che racconta il suo amore per la sua terra e per la macchina del cinema. Una passione nata in giovane età e coltivata portando sul grande schermo storie curate nei minimi dettagli, personaggi e situazioni definiti fino all’ossessione. Una cifra stilistica che sebbene richiami “il cinema di papà”, per dirla con la vulgata della Nouvelle Vague, convince pubblico e critica. Fino ad ora Tornatore si è aggiudicato ben quattro David di Donatello come miglior regista italiano grazie ai film L'uomo delle stelle (1996), La leggenda del pianista sull'oceano (1999), La sconosciuta (2007) e La migliore offerta (2013).

Gabriele Salvatores è il collega che, dopo una carriera teatrale, nel 1989 si dedica al cinema e nel 1992 con il suo Mediterraneo, si aggiudica l'Oscar per Miglior Film Straniero, il David di Donatello e il Nastro d'Argento. Un esordio decisamente spumeggiante che lo qualifica tra i migliori registi italiani. Capace di sintetizzare sul grande schermo teatro e cinema, condendolo di tormento esistenziale, desiderio di fuga e nostalgia di casa, senso dell'amicizia e dell'amore, Salvatores è l'uomo che dietro alla macchina da presa riesce a parlare (e farsi capire) a tutti gli uomini. 

A proposito di Roberto Benigni, non solo regista italiano tra i più famosi e riconosciuti nel mondo ma anche attore, sceneggiatore e produttore, andrebbe detto molto, dal momento che la sua carriera inizia negli anni Settanta e prosegue tutt'ora. Tuttavia, è con La vita è bella, film Premio Oscar nel 1997 (ma anche Grand Prix Speciale della Giuria, 5 Nastri d'argento, 9 David di Donatello, il Premio César, 2 European Film Award e 5 Globi d'Oro) che il suo talento lo catapulta sotto i riflettori internazionali. Dissacrante, irriverente, istrionico, Benigni sa raccontare le grandi storie dell'uomo con un linguaggio che parla più registri e arriva a tutte le orecchie. 

Infine, a proposito di registi italiani negli anni Novanta, non si può non citare Nanni Moretti, anch'egli anche attore, sceneggiatore e produttore che non ha paura di portare sul grande schermo (e prendere posizione) i conflitti della società, la politica, la psicologia degli uomini e la sua stessa biografia in una costante e dettagliata cura dei dettagli. Da Caro Diario (1993, premiato per la miglior regia al Festival di Cannes) alla Stanza del Figlio (2001, Palma d'oro a Cannes e David di Donatello), gli anni Novanta sono quelli della presa di coscienza della complessità del vivere quotidiano, tra impegni e sentimenti.

Copyright foto: Kika Press

Registi italiani attuali: gli anni 2000

Ferzan Özpetek, regista turco nazionalizzato italiano, molto apprezzato da pubblico e critica.

Turco di nascita, naturalizzato italiano, Ferzan Özpetek è uno dei migliori registi viventi. Dopo l'esordio cinematografico con Il bagno turco (1997), nel 2001 presenta al grande pubblico Le fate ignoranti, pellicola che con un linguaggio agrodolce affronta l'omosessualità, l'amicizia e l'amore senza cadere mai nel banale. Un esperimento che gli vale 4 Nastri d'argento, 3 Globi d'oro e il David di Donatello. Due anni dopo è la volta de La finestra di fronte, film premiato con 5 David di Donatello, 4 Ciak d'oro, 3 Nastri d'argento e 3 Globi d'oro, che affronta la crisi di mezza età di un uomo alle prese con le tentazioni della carne ma soprattutto dello spirito. Sottile, ironico, abilissimo nello scandagliare i meandri dell'animo umano, Özpetek è uno dei registi italiani che meglio riescono con la propria arte a raccontare la matassa che ognuno di noi si porta di dietro.

Sul fronte opposto c'è Matteo Garrone, regista ma anche sceneggiatore e produttore italiano che ha conquistato la fama internazionale grazie alla trasposizione sul grande schermo di Gomorra (2009) film vincitore del Grand Prix Speciale della Giuria al Festival di Cannes oltre a 5 European Film Awards e 7 David di Donatello. Ancorato alla realtà ma capace di voli pindarici, come già ha dimostrato nel 2002 con L'imbalsamatore, 2002, il film premiato con un David di Donatello ispirato a un fatto vero, e come dimostrerà Il racconto dei racconti - Tale of Tales (2015), lasciando ampio spazio al registro fantasy, Garrone costruisce occasioni per denudare la realtà e restituire una chiave di lettura allo allo spettatore.

Copyright foto: Kika Press

Miglior regista italiano: Paolo Sorrentino

Paolo Sorrentino, regista premiato nel 2014 con l'Oscar per La Grande Bellezza.

Il Divo, La Grande Bellezza e The Young Pope, ovvero Paolo Sorrentino: il regista italiano da Oscar, quello che lavora con le star di Hollywood, quello chiamato in giuria a Cannes nel 2017. Ne ha macinata, di strada, il ragazzo nato nel 1970 a Napoli nelle strade del Vomero, rimasto orfano a 17 anni che a 25 (dopo un passaggio dalla Facoltà di Economia) decise di dedicarsi al cinema. Esordio nel 1994, con un cortometraggio (Un paradiso), molto lavoro sul campo, e qualche puntata verso la televisione (con la scrittura di alcuni episodi de La squadra).

L’exploit è nel 2001 con L’uomo in più, il primo lungometraggio che gli vale un Nastro d’Argento come miglior regista esordiente, un Ciak d’oro per la sceneggiatura e una Grolla d’oro per il protagonista Toni Servillo, con il quale comincia un sodalizio artistico destinato a durare. Il successo di pubblico arriva nel 2004 con Le conseguenze dell’amore: tre Nastri d’Argento e cinque David di Donatello. Nel 2008, invece è Il Divo - un ritratto di Giulio Andreotti -, presentato a Cannes, ad aprirgli le porte del grande pubblico internazionale aggiudicandosi il premio della giuria e il favore dei critici.

Il 2011 è l’anno di This Must Be the Place, primo film in lingua inglese con protagonista Sean Penn, presentato a Cannes e premiato con un David di Donatello per la miglior sceneggiatura. Due anni dopo Sorrentino torna al sodalizio con Servillo e porta, sempre a Cannes, il suo ritratto più ambizioso: La grande bellezza, un racconto visionario su Roma e un certo modo di essere italiani. È il suo film di maggior successo al botteghino: oltre 20 milioni di dollari incassati in tutto il mondo, un Golden Globe, cinque Nastri d’Argento, un premio BAFTA e, soprattutto, l’Oscar come Miglior film straniero.

Al 2015, invece, risale la sua partecipazione al Festival di Cannes con Youth - La giovinezza, uno dei tre film italiani candidati alla Croisette: gli altri sono Il Racconto dei Racconti di Matteo Garrone e Mia Madre di Nanni Moretti ed ecco che si chiude il cerchio dei più grandi registi attuali viventi.

 

Copyright foto: Kika Press

Grandi registi italiani, gli anni '40: Roberto Rossellini

Roberto Rossellini, il regista che con Roma città aperta ha inaugurato il neorealismo italiano.

Il primo dell’elenco dei registi italiani è Roberto Rossellini, l'autore del manifesto cinematografico del neorealismo. Nato a Roma nel 1906, figlio dell’architetto che fece realizzare il Barberini, un teatro, ma anche la prima sala cinematografica, ebbe modo di sperimentare l’arte fin da giovanissima età. Dopo alcuni film di propaganda - la cosiddetta trilogia fascista -, stravolse il suo orientamento e nel 1945, appena due mesi dopo la liberazione della Capitale, inaugurò il set di Roma città aperta. La pellicola, raffazzonata con mezzi di fortuna, interpretata da Anna Magnani e Aldo Fabrizi si aggiudica la Palma d'oro al festival di Cannes del 1946.

Potrebbe anche interessarti
Il documento intitolato « Registi italiani: un elenco lungo quasi un secolo » dal sito Magazine delle donne (magazinedelledonne.it) è reso disponibile sotto i termini della licenza Creative Commons. È possibile copiare, modificare delle copie di questa pagina, nelle condizioni previste dalla licenza, finché questa nota appaia chiaramente.