Latte di soia: i pro e i contro della bevanda vegetale

Il latte di soia è ormai sbarcato nei nostri supermercati e botteghe dove si è ritagliato spazi sempre più grandi. Dietetico, privo di colesterolo, caseina e glutine, è perfetto per alcuni e sconsigliato ad altri. Vediamo in che modo.

Il latte di soia fu scoperto in Cina millenni fa: complici intolleranze alimentari e le diete vegana e vegetariana si è rapidamente diffuso in Occidente.


Per millenni l’Occidente ha vissuto senza sapere pressoché nulla del latte di soia. Poi, complice la diffusione delle diete vegana e vegetariana e l’aumento delle intolleranze alimentari, la bevanda vegetale che in Cina e tra le popolazioni asiatiche costituisce un vero e proprio pasto è sbarcata tra gli scaffali dei supermercati, delle botteghe e nei frigoriferi degli italiani. Di anno in anno l’offerta è cresciuta e oggi c’è solo l’imbarazzo della scelta, anche se prima dell’acquisto sono necessarie alcune premesse.

Latte di soia: i pro 

Anche se legalmente non si può definire latte, ma rientra nella categoria delle bevande alimentari vegetali, è composto da grasso, acqua, proteine, carboidrati e una piccola parte di minerali. Decisamente più dietetico del latte vaccino, privo di colesterolo, caseina e glutine (i nemici numero uno degli intolleranti), è fonte di lecitina, vitamina E e K (utile per combattere l’osteoporosi), oltre ad essere ricco di isoflavoni, alleati della pelle e dei capelli, oltre che nell’abbassamento dei livelli di colesterolo ematico e nel controllo dei livelli sanguigni di glucosio il che lo rende appetibile anche a chi soffre di diabete.  

Latte di soia: i contro

Per contro ha un basso contenuto di calcio e vitamina D rispetto al latte vaccino e perciò si trova spesso addizionato; ha un alto contenuto di acido fitico, un antinutriente che impedisce l'assorbimento di minerali e un’alta concentrazione di fitoestrogeni che, a lungo andare, possono essere all’origine del calo di desiderio sessuale maschile e della fertilità e sono sconsigliati durante la gravidanza e l’allattamento. Proprio i fitoestrogeni, inoltre, sono al centro di un acceso (e controverso) dibattito tra gli studiosi che li ritengono in grado di abbassare l’incidenza del tumore al seno e quelli che, nell’attesa di risultati più incoraggianti, continuano a sconsigliarlo ai soggetti malati per evitare un’interferenza tra i farmaci e gli ormoni della soia. Stesso discorso vale per chi ha problemi alla tiroide: i goitrogeni potrebbero limitarne la funzione e alcune proteine influiscono sull’assorbimento dei medicinali. Sconsigliato anche a chi soffre di candida (in virtù della sua capacità di alzare l’acidità corporea) e d’insufficienza renale (a causa dell’alto contenuto di ossalato, potenziale responsabili di calcoli). 

Latte di soia ai neonati

Per quanto riguarda la somministrazione ai neonati (magari intolleranti a quello vaccino), è bene rivolgersi a uno specialista: la presenza di alluminio potrebbe danneggiare il sistema nervoso e i reni, la mancanza di lattosio e galattosio non permette il pieno sviluppo del cervello e gli effetti dei fitoestrogeni potrebbero manifestarsi sottoforma di pubertà precoce nelle femmine e disordini sessuali nei maschi.

Latte di soia: usi in cucina

Detti i pro e i contro, è ovvio che il giusto atteggiamento è un consumo moderato e magari dopo aver consultato uno specialista. Lungi dal volerlo demonizzare, tale latte può essere un ottimo ingrediente in cucina, nelle varianti dolce, salata o aromatizzata alla vaniglia, al cioccolato, all’orzo o alla fragola solo per citare i più diffusi in commercio. Seguendo la tradizione orientale, si fanno (anche) gelati, ghiacciolii, formaggi (il tofu è il più noto), yogurt, dolci e perfino torte salate.

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