Cosplay: travestimenti e recitazione senza età

Tra i cosplayer, che solo in Italia muovono 147 milioni di euro l'anno, c'è una 50enne che si cala nei panni delle nonne fantastiche. Ecco una breve storia di un fenomeno culturale.

In Giappone i cosplay si calano del tutto nei panni del personaggio fantastico, vivendo e comportandosi, tutti i giorni, come farebbe lui. © Sean Pavone/123RF


Cosplay: definizione, origini e significato

Non basta apparire, un cosplay deve essere. D’altronde lo dice la parola stessa, macedonia dei vocaboli anglosassoni costume (travestimento) e player (attore). Essere un cosplayer significa quindi recitare in maschera, (tra)vestire il corpo e lo spirito, mettendo in relazione la propria identità con quella del personaggio fantastico, alla ricerca di un’altra dimensione ancora nuova, rafforzata. In principio, (correva l’anno 1939) furono i giovani Forest J. Ackerman e Myrtle Douglas che, alla prima edizione della World Science Fiction Convention (la fiera della fantascienza meglio nota come Worldcon), a New York, si presentarono agghindati in abiti futuristici, catturando tutte le attenzioni dei visitatori e inaugurando il travestimento che, in breve, si trasformò in vera e propria competizione con tanto di giudici e premiati.

Tuttavia è solo nell’edizione del 1984, a Los Angeles, che Nobuyuki Takahashi, giornalista giapponese stupefatto dai costumi sfoggiati dai partecipanti che, per la prima volta, coniò il termine “cosplay”.


Cosplayer giapponesi: i panni fantastici

Il fatto che il reporter fosse giapponese non è un caso: è proprio nel suo Paese che, dalla fine degli anni Settanta, gli appassionati di manga, anime (le animazioni) e serie tv dedicate (tra tutte Corazzata spaziale Yamato e Mobile Suite Gundam) iniziarono a cimentarsi in versioni parallele e personalizzate dei rispettivi idoli, da sfoggiare alle fiere ad hoc, su tutte il Kominetto di Tokyo. Dal creare una versione personale del proprio eroe al calarsi totalmente nella parte fino a vivere, pensare e comportarsi come lui nella vita di tutti i giorni, il passo è stato breve. Soprattutto nel Paese del Sol Levante, dove sublimare le proprie aspirazioni ma anche angosce e in generale i sentimenti è pratica ormai consolidata nei secoli dei secoli.


Cosplayer: non è mai troppo tardi

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A volte è solo uscendo di scena che si può capire quale ruolo si è svolto” scriveva il poeta polacco Stanislaw Jerzy Lec. La citazione è perfetta per raccontare la storia di Solange Amorim, cosplayer 50enne, brasiliana di Manus, meglio nota Tia Sol o Aunty Sun che il primo costume se l’è messo per caso a 47 anni, sfidando un amico della figlia 19enne, a sua volta cosplayer. “Un amico mi disse: tu non hai il fegato per farlo. Allora l’ho stupito vestendomi da Nonna del Gatto Silvestro. È stato il mio primo costume”. Da quel giorno la sua identità è esplosa interpretando tutte le nonne della fantasia: è stata la fatina di Cenerentola e la strega di Biancaneve, la Sophie de Il castello errante di Howl e la Maga Magò de La spada nella roccia, tanto per citarne alcuni. “È un modo diverso di svagarsi e dimenticare le problematiche quotidiane”, racconta la nonna che grazie ai suoi costumi ingegnosi e incredibilmente accurati - un cosplayer che si rispetti si costruisce il travestimento dalla punta dei piedi a quelle dei capelli - ha già vinto un paio di medaglie. "Non mi sento vecchia - ci tiene a precisare - il mondo è vecchio, io mi sento come una bambina”. E aggiunge: “Tutti, soprattutto quelli della mia età, dovrebbero sentirsi a proprio agio sperimentando nuove identità”.


Diventare cosplayer: istruzioni

Quello che oggi, solo in Italia, muove 147 milioni di euro ogni anno e va in scena in decine di eventi sparpagliati per la Penisola, è un vero e proprio fenomeno culturale, come ha esaminato un’pprofondito studio del Centro Studi di Etnografia Digitale. Anzitutto perché ha a che fare con l’identità del personaggio fantastico che va scelto con attenzione perché poi va interpretata in tutti i suoi aspetti, vizi e virtù. Per la serie: la strega di Biancaneve non sorride se non malignamente. Scegliere chi diventare è un po’ come guardarsi allo specchio, decidendo quali parti della propria personalità valorizzare, nascondere o assecondare.

Anche la creazione del costume è un’arte da praticare e sfoggiare con ugual entusiasmo: i travestimenti migliori sono quelli personalizzati e interpretati secondo il proprio stile e la propria personalità, facendo emergere il talento cos-maker del cosplayer. D'altronde, se bisogna mettersi nei panni di qualcun altro è importante stare comodi. Altrimenti è impossibile sentirsi a proprio agio e, in quel caso, il cosplayer ha fallito la sua missione.

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