Ruolo delle donne: in agricoltura è determinante ma non riconosciuto 

Le under 30 italiane impegnate nell'agricoltura sono cresciute del 76%, nel mondo la produzione è in mano alle donne. Eppure il divario di genere mortifica i guadagni impoverendo tutto il sistema.   

Il ruolo delle donne è fondamentale: l'80% del settore agricolo africano e il 60% di quello asiatico è al femminile. © Zvonimir Atletic/123RF

Anche in agricoltura il ruolo delle donne è determinante e anche in agricoltura non è riconosciuto. Succede in giro per il mondo come in Italia, dove le giovani leve sono sempre di più, sempre più motivate e competenti: secondo i più recenti dati della Coldiretti, nel 2015 le under 30 che hanno scelto la natura per guadagnarsi il pane sono aumentate del 76%. Il triplo rispetto ai colleghi uomini, sebbene anche loro siano aumentati del 27%.

Il ruolo della donna: agricoltura mondiale al femminile

Insomma, a dispetto dei luoghi comuni, come è stato ricordato al Salone del Gusto di Torino nel convegno Il ruolo delle donne nella produzione del cibo il gentil sesso manda avanti l’agricoltura - secondo le stime l'80% del settore in Africa e il 60% di quello asiatico è costituito da donne - anche in Italia l’agricoltura è sempre più al femminile. Molto più che in altri settori: in generale, le imprese guidate da donne sono il 23%, quelle in campo agricolo sono il 30%, con 1,3 milioni di signore impegnate nei campi (a tutti i livelli, s’intende). E molto più più che altrove dal momento che, secondo i dati Eurostat, in Francia e in Germania sono 340 mila e in Spagna 660 mila.

Condizione della donna: discriminata

L’altra faccia della medaglia, però, racconta l’altra metà del mondo, dove se, come recita un proverbio africano, “i lavori delle donne sono numerosi come le stelle del cielo”, quello che ricevono in cambio non ripaga metà degli sforzi: prendendo solo in considerazione le zone rurali, il 50% del cibo è prodotto da mani femminili, le contadine sono un quarto delle donne nel mondo, eppure ricevono solo l’1% del credito. Un divario di genere non solo ingiusto ma anche costoso: “se uomini e donne avessero pari opportunità - spiegava a Expo2015 Roberto Barbieri, il direttore generale di Oxfam Italia - 150 milioni di persone in meno soffrirebbero la fame". Così come, secondo un rapporto delle Nazioni Unite, concedere pari risorse e strumenti potrebbe far crescere dal 2,5 al 4% la produzione agricola nei Paesi in via di sviluppo.

Donne in agricoltura: le storie

Le ospiti al convegno torinese hanno raccontato le storie che sottoscrivono i numeri. In Burkina Faso, per esempio, dove le donne stanno con i piedi a mollo per giorni e giorni per raccogliere il riso rosso, e gli uomini non ci vedono nulla di strano, salvo negar loro il diritto a godere dei proventi. Alcune di loro si sono organizzate, consorziate e hanno trovato un compromesso: “lavorano per 4 giorni nel campo del marito, un giorno nel loro e il settimo si riposano”. In Ucraina, invece, ci sono donne come Tatjana che prima del 2009 non sapeva nulla di agricoltura: “la crisi mi ha costretto a reinventarmi: per sfamare i miei due bambini ho iniziato a coltivare i prodotti biologici che non potevo più comprare: oggi ho una fattoria con 300 galline che dà lavoro a 20 uomini”. In Indonesia, invece, c’è “la donna, madre, moglie, lavoratrice” che dopo aver messo su una rete che sforna 700 prodotti e li esporta in 19 paesi, passa il tempo “a risolvere 700 problemi che preferisco chiamare sfide”. Prima tra tutte farsi rispettare. Come? “Solo facendo s’impara” risponde guardando dritta negli occhi. Un po’ come la spagnola di Barcellona che, spezzando la catena di soli uomini al comando dell’azienda agricola familiare, ne ha risollevato le sorti. Ebbene: “è stato più difficile imparare ad essere scomoda, diretta, realista con i miei parenti piuttosto che risanare i conti”, confessa. Ma i risultati che ha ottenuto parlano per lei, per tutte loro. I tempi sono maturi perché le donne che portano il cibo sulle tavole di mezzo mondo abbiano uguali  diritti e uguali stipendi in tasca.

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