Maternità surrogata: il rientro in Italia (con un bebè in valigia)

Vietato in Italia, l'utero in affitto è ammesso all'estero: ecco che cosa rischiano le coppie eterosessuali (sterili) e gay che nove mesi dopo rientrano con un bebè nato da una madre surrogata. 

In Italia la maternità surrogata è punita con pene fino a due anni di carcere e multe fino a 2 milioni di euro.


(Ri)scoperta dal dibattito sulla stepchild adoption, la maternità surrogata ha indignato (molti) e incuriosito (altrettanti). Perché se in alcuni paesi è praticata contro ogni tutela della donna che presta il proprio corpo a una coppia sterile o omosessuale per portare a termine una gravidanza su commissione (e in questi casi va ovviamente perseguita), dove è legale, l'utero in affitto è la cicogna tanto agognata da chi figli non ne può avere naturalmente ma non per questo si rassegna a una vita senza. 

Madre surrogata: vietata in Italia, permessa all'estero

Condannata dal Parlamento europeo lo scorso 17 dicembre e vietata in Italia dall’articolo 12 della legge 40 del 2004, che prevede pene fino a due anni di carcere e una multa fino a due milioni di euro, è tuttavia praticata all’estero perché, se ogni paese ha la sua giustizia, il nostro non può sanzionare ciò che altrove è permesso. Dove è legale la maternità surrogata? Per esempio (ma non solo) in Belgio, Canada, Stati Uniti, Danimarca, Paesi Bassi, Israele, Regno Unito, Sudafrica, Ucraina e in Ungheria. Come funziona l'utero in affitto? Nella maggior parte dei casi è ammessa solo la forma gratuita ma non mancano realtà in cui è riconosciuta anche una retribuzione alla gestante. Risultato: le coppie italiane, per la maggior parte eterosessuali, che vi ricorrono, sborsando da 25 a 100mila euro, per poi iscrivere il neonato all’anagrafe italiana, esistono e, alla spicciolata, fanno giurisprudenza.  

Utero in affitto: come fare al rientro in Italia      

Per le coppie eterosessuali è tutto molto più semplice: una volta rientrati in Italia muniti di certificato di nascita che ne attesta la genitorialità (come prevede la legge nei paesi dove la pratica è legale), si presentano all’anagrafe chiedendo la trascrizione in Italia, ovviamente omettendo la maternità surrogata e, per questo, rischiando di incappare nel reato di falsità in atti dello stato civile. Reato per lo più trattato con clemenza dai giudici sebbene la giustizia, nel caso in cui il neonato non abbia legami genetici con nessuno dei due genitori, possa dichiararlo adottabile

Più complicato l’iter per i genitori omosessuali: soltanto a quello biologico, infatti, verrà riconosciuta la paternità o la maternità mentre per l’altro la coppia si deve rivolgere al tribunale chiedendo di adottarlo. Proprio questo punto, la cosiddetta stepchild adoption che avrebbe permesso il riconoscimento di entrambi i partner in qualità di genitori nell’atto di nascita del figlio, ha spaccato il Parlamento durante l’iter legislativo delle Unioni Civili ma non per questo ha spezzato le speranza di chi è deciso ad andare fino in fondo. L’ultimo “” di un Tribunale in merito all’adozione del figlio del partner avanzato da due coppie gay risale allo scorso 27 maggio, a Torino. Certo, l'omosessualità era al femminile perciò nessun utero è stato preso in affitto. Ma se la legge è uguale per tutti, allora anche due uomini o due eterosessuali sterili hanno uguali diritti. O almeno dovrebbero. 

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